…. Savio perché non fa ammattir noi; savio perché fa il suo dovere di levarsi a tiro a dieci metri, davanti alle bocche del fucile, in linea retta, come deve fare ogni uccello onesto che si rispetti; savio perché si decide a farla finita subito con la vita anziché trascinarla penosamente di acquitrino in acquitrino a furia di espedienti volgari. Birbo o folle è lo scolopacide che fa tutto il contrario del perfetto gentiluomo suo fratello.


Che si diverte a far bruciare tante cartucce al povero Nembrotte ora che le munizioni son così care, senza un riguardo al mondo per l’economia nazionale la quale esige che alla prima, o magariddio alla seconda canna, un beccaccino per bene capitomboli e non la faccia tanto lunga. Birbo dunque e più che birbo , disonesto, e disfattista.

Fra i beccaccini cosiddetti savi vi è l’ultra conservatore di destra, che pur di conservare il principio della sua saviezza non tiene affatto a conservare la vita; è quello che aspetta il piede addosso e frulla via da voltolino, librando le ali come una lodola in amore e capitombola al primo tiro o va a rimettersi delicatamente in un bel pulito a trenta metri di distanza. Vi è il moderato che non aspetta il piede addosso, ma s’alza ai venti metri regolamentari, regge la puntata del restone, fa i suoi due gangheri misurati e se scappa alla coppiola si rimette alla giusta distanza , mai fuori di vista del cacciatore. Viene buon terzo l’onesto beccaccino veloce che non regge la ferma ma s’alza a tiro, rapidamente ma non troppo, fa il suo bravo semicerchio per aria, sembra voler andare chissà dove, ma quando si butta fa in modo da lasciar sempre veder il suo recapito. Poi si passa per gradi nei partiti di opposizione: alzata ai trentacinque-quaranta metri, tre o quattro gangheri rapidi, ributtata a parecchie centinaia di passi: E’ ancora un beccaccino ammazzabile se si ha un fucile che porta la botta strinta lo si può anche ribattere con qualche buona speranza.

Quinto genere: beccaccino imbirbito, residente da tempo che ha avuto già qualche saluto. Si alza perciò a due tiri buoni, scocca baci a diluvio che sembran lo stridire di una volata di frecce, va via per il padule a velocità fantastica, monta verso il cielo, si fianca, si butta a picco, si rialza e spesso si perde di vista. Qualche volta ci resta, ma fa venire il cuore in bocca a ribatterlo: si può anche coglierlo di sorpresa se il ghiottone fa una satolla in una grassa pastura sotto il sole di mezzogiorno che lo stordisce.

Ultima categoria: gli inammazzabili, gli anarchici, i legionari autoctoni della morte, che si ridon di tutto e di tutti: che non v’è gamba che li sorprenda , non v’è astuzia che li raggiri, non fucile che li raggiunga. Sono i signori del luogo, i mille volte mitragliati, i superstiti di mille scontri, gli arditi della falange, i sempre all’erta.. La nostra testa sporge appena da un arginello: vvc….vvc….vvc… una volata di baci d’addio: non si sente che quelli… è assai se si scorge il bianco del sottocoda a trecento metri di distanza; eccoli su…. Sono puntini in cielo…. atomi…. danzano, si avvolgono, volteggiano, svariano ancora un istante…. sono spariti. Per dove? Non li cercate, è inutile, non ne trovereste più traccia.
Luigi Ugolini
DIANA – Anno 1927, N. 6