In un paese di Guascogna viveva, non ricordo più quando, un vecchio lepre che indubbiamente avrebbe potuto dar dei punti, quanto ad astuzia, a Ulisse e a Sinone. Quanto ne raccontassero i cacciatori che in vano l’avevano inseguito e avevano sparato su esso, non è possibile ridire.

 

 

Un giorno che il furbo compare galoppava per la pianura inseguito da una muta di cani, attraversando una strada, s’imbattè in un somaro che andava lentamente verso la città portando un ricco carico di selvaggina uccisa: lepri, conigli, anitre… Ebbe un’idea meravigliosa. D’un balzo fu sopra uno dei grossi panieri, una gerla a dirittura, aperta, e si cacciò fra i suoi morti cugini e fratelli. Furbo chi avesse pensato a cercarlo in quella compagnia….. La muta , arrivata sul luogo del delitto, attorniò abbaiando selvaggiamente il somaro e chi lo conduceva, che per difendere il proprio bene, prese a frustare gli indegni che osavano speculare sui morti. I cacciatori sopraggiunti si unirono a lui, e fu una grandine di frustate sulle povere bestie. Chissà con quanto giubilo del leprone, che, un quarto d’ora dopo, uscito dal paniere, saltò a terra, e sotto il naso dell’asinaio stupefatto se n’andò tranquillamente pei fatti suoi. Vita leporis, dicevano una volta per indicare una vita di miserie, i nostri vecchi. Ed è proprio così; ma bisogna anche ammettere che… almeno una volta corre il cane, una volta la lepre…..

Ferruccio R izzatti DIANA — Anno 1925, No. 2

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Le lepri

Le lepri mangiano di notte: quelle dei boschi, le scorze tenere degli arbusti; quelle dei campi verdure ed erbe. D’inverno lasciano sulla neve le loro orme. Le lepri sono molto ricercate, per la loro carne squisita, sia dagli uomini, sia dai cani, dai lupi, dalle volpi, dai corvi e dalle aquile. Se la lepre corresse in linea retta, la mattina la si potrebbe ritrovare subito, seguendo la sua pista. Ma Dio l’ha fatta timida e questa sua timidezza la salva dai pericoli e dai nemici. Di notte la lepre attraversa senza timore i campi e i boschi, lasciando una pista diritta: ma quando giunge il mattino i suoi nemici si svegliano: la lepre ode il latrato dei cani, lo stridore dei carri, le voci dei contadini, uno schiantar di rami tra i cespugli: è il lupo che passa nella foresta. Atterrita, balza ora da una parte ora dall’altra. Scatta per qualche metro diritta, poi sente un fruscio e ritorna indietro di corsa. Al minimo rumore, salta da un lato, poi torna a seguire la direzione che aveva scelto. Ode un altro rumore? Ricomincia la sua corsa spezzettata e intricata come un labirinto. Quando spunta il giorno si ritira nella sua tana e si addormenta. I cacciatori, alle prime luci, cercano le tracce della lepre, ma sono confusi da quelle piste doppie interrotte da grandi balzi; la furberia della lepre li sorprende. Ma la bestiola non ha pensato affatto ad ingannarli. Ogni cosa le fa paura: ecco tutto!

Leone Tolstoi I QUATTRO LIBRI DI LETTURA — Longanesi & C. — Milano, 1964