Nell’ambiente venatorio e dei fields i più esigenti in fatto di stile sono, notoriamente, i setterman. Li si riconoscono a distanza perché raccontano del proprio cane agitando le braccia a stantuffo con la testa incassata fra le spalle, come chi si aspetta una legnata sulla schiena, mimando interminabili gattonate che finiscono, sempre, con uno spalancar di braccia a ventaglio, le dita delle mani tese ed un estasiato “brrrr…le starne !”.

Ma cosa è mai questo benedetto stile ? Spesso viene usato questo termine, anche nelle relazioni ufficiali dei giudici di prove, come espressione idonea a descrivere la distinzione, l’eleganza, di un’azione o di un atteggiamento: stile inteso come valutazione meramente estetica di atteggiamenti statici o di armonia di movimenti.

Ma in cinotecnica vera e propria, la cosa è alquanto diversa. Per stile deve intendersi la particolare modalità dell’adempiere ad una funzione: “particolare”, cioè caratteristica e tipica in quanto in stretta connessione con la costruzione anatomica e con il temperamento. Costruzione e temperamento: ciò che distingue una razza dall’altra. Struttura anatomica ortodossa e quindi rispondente al “tipo” in aggiunta a particolari doti psichiche danno, come risultante, lo stile.

Stile: marchio di fabbrica, indice indiscutibile di purezza di origine. Infatti se per stile si intende, correttamente, la particolare modalità di adempimento ad una funzione in stretta connessione con la costruzione anatomica e col carattere, allorché tale costruzione e temperamento sono “fissati” – cioè suscettibili di costante riproduzione in linea genetica —diventa, questo stile, la “caratteristica di razza” per eccellenza. E nei setters, specie nella razza laverack, questa caratteristica è non solo marcata, evidente, di facile individuazione, ma anche di piacevole rappresentazione ed aspetto. Di qui i fanatici dello stile e, a ragione, gli estimatori della razza.

Lo stile, nel lavoro, s’esplica attraverso il modo di muoversi — andatura -, il modo di prender contatto con il selvatico — la filata -, il modo di tenerlo sotto controllo — la forma — e di mantenerlo a giusta distanza — la guidata – . La descrizione è nei sacri testi che tutti i cinofili conoscono: gli standards. …Ma lo stile che tutti si piccano di conoscere a fondo, lo “stile setter” per eccellenza e per definizione è quello del laverack. E’ quello, per intendersi, delle gattonate e della presa di punto, alle quali il laverack deve le sue fortune.

Lo standard descrive la sua andatura con l’espressione “galoppo spigliato, elegantissimo e rapido”; detto bene e in modo conciso, ma non basta. E’ quel “elegantissimo” che va spiegato…Più presso terra, addirittura rasente terra. Elegante…elastico…allungato…con morbidezza. Ciò deriva dalla particolare conformazione scheletrica del laverack il cui tronco sta nel “rettangolo”, per la ridotta lunghezza dell’avambraccio rispetto al braccio. … La “presa di punto”, dopo una filata a testa alta, naso al vento e con movimento di scapole salienti, quasi “strisciando lo sterno rasente a terra con flessioni eccezionali a tutte le giunture degli arti”, con coda ferma e bassa; poi la ferma, in posa di felino in caccia, spesso accucciata, sempre comunque flessa sul posteriore e sempre a testa alta e naso al vento.

*.. Enrico Oddo I SETTERS – ENCI, Milano 1982 * Che spettacolo, ragazzi! (Nota del redattore R.P.)