CACCIATORI DI MONTAGNA, DI BECCACCE E BECCACCINI

Il più felice non è assolutamente chi ammazza di più ne tantomeno chi trova di più e neanche chi ha i cani migliori, il più felice è semplicemente colui che trae il maggior godimento e divertimento nel trascorrere il tempo nel bosco o in montagna dietro la coda del proprio cane inseguendo le prede desiderate…….."magari in solitaria nel più alto rispetto di chi e di cosa lo circonda"

Emozioni ottobrine 07- 2015 di Mario Bruno Salomone.

12162230_10205286126538742_656846784_oLa luce che aumenta ad oriente preannuncia il nascere del nuovo giorno. Il cielo si tinge di porpora portandosi appresso le poche nuvole come gocce purpurree di rugiada che, man mano che aumenta il chiarore, si perdono nell’infinito. La prima neve se un po’ ritirata sui bricchi più alti, ma nei versanti a nord sembra non voler cedere il passo al tiepido sole ottobrino. I setter fremono, mentre calzo gli scarponi: lo sanno, lo sentono che oggi si fa sul serio. In addestramento una covata di cotorni lo trovata, ma con il tempaccio degli ultimi giorni non si sa se hanno cambiato lidi. La mia felicità di esser certo che in zona non ve altro umano armato dura poco, il rombare di due auto mi coglie di sorpresa. Meno male sono tre amici di vecchia data e dopo una chiacchierata si decide l’itinerario. Io e Mario Pio siamo arrivati primi e allora decido la zona, mentre loro faranno una valle laterale.Scendo in basso in passaggi non facili tra ciapere e sfasciumi e molti cespugli di “ciais”. Artù con Rocky sono un piacere per gli occhi: Taglio di traverso i canali che precipitano a valle,intervallati da piccole radure dove le regine delle rocce trovan sostentamento, ma al momento nessuna traccia. Oltre tutto le recenti piogge han cancellato ogni segno della loro presenza, e le eventuali risulterebbero fresche. Sfiorando i pochi ultimi larici seguo le “draie” lasciate da camosci e cervi. Artù nel pieno del vigore tende ad allungare e allora decido di accendere il beeper. Quel setter è stato fermo un anno, e gli ha fatto non bene, di più . Ha messo su mentalità unita a una forza fisica non comune. Gran naso,gran fermatore e corretto in ogni frangente ,la foga lo portava a strafare. Ora, essendosi ridimensionato un po’, risulta perfetto. Le caviglie nell’irto del monte a volte dolgono i nervi sembran spezzarsi sotto il peso del corpo e degli anni, ma continuo leggero d’animo nella ricerca. Mario Pio è poco sopra ma da quando siam partiti non ci si vede. La configurazione del terreno non lo permette. La giornata è calda e i setter tengono bene grazie a delle sorgenti presenti nei canali che attraverso riempiendomi l’animo di un panorama bellissimo e del lavoro dei setter. Uscendo a gomito da uno spuntone di roccia vedo Rocky avanti a me e Artù assente. Continuo in precario equilibrio attraversando l’ennesimo canale, cercando di scorgere il setter ma niente: di tempo ne è passato e sto valutando di alzarmi per cercare di scorgerlo. Come tre sassi lancati nel vuoto mi compaiono le gaie arrivandomi da sopra e sfiancando leggermente a sx. Talmente vanno leste che sulla prima botta ho l’impressione, ma non la certezza di averne colta una, quando indirizzo la seconda sulle due fuggitive. Piume leggere come il vento scendono sulle cime dei larici poco più in basso e mi danno la certezza di aver centrato. Il trovarla non sarà semplice: nel frattempo proprio da sopra arriva Artù e poco dopo Mario Pio che screstando la viste partire lunghe. In mezzo al canale scavato dalla poca acqua rimasta Olaf la trova a circa 80-100 m più giù. E’ una coturna di covata bella e rustica come gli animali del monte. Dopo aver svolto il dovuto si riparte . Il volo era più numeroso,mi riferisce Mario, ma sicuramente mi sono state di spalle mentre tiravo elle tre sorelle. Mando il compagno a chiuder loro la strada e poi parto con i setter. Il beeper di Artù suona, ma loro sono volate prima. Mario le ha sentite frullare nascoste nei primi larici. Le due si son radunate al gruppo, questo lo scoprirò dopo,quando giunti su una parete verticale i due setter vanno in ferma in un canale ripido e irto come una candela. Aggrappandomi ai pochi larici ricurvi scendo: anche Mario dalla parte opposta cerca di scendere dopo che gli ho segnalato i setter in ferma. Non le sento partire ma le vedo portarsi in una rimessa a noi inaccessibile. Sull’ultima Mario spara senza esito complice anche la lunga distanza. Non ci resta che guardarle salvar la ghirba. E’ da tempo che non vedevo tante cotorne insieme: sicuramente saranno state due covate che si sono unite dopo la nevicata precoce ma eran tante da una dozzina a quindici. Il pranzo ci concede un po’ di riposo, Il pomeriggio sperando fossero rientrate in un costone opposto le cerchiamo senza fortuna. Il sole si abbassa sulle creste innevate, il fisico duole dopo i mille saliscendi: non so se sia più la stanchezza o il dolore a piedi caviglie, gambe. Prima che la luce si spenga su quel paradiso cerco di immortalar le emozioni di una gran bella giornata.

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1 Comment

  1. danilo

    COMPLIMENTI. ……….VI INVIDIO. …..NEL LAZIO
    CI DOBBIAMO ACCONTENTARE SOLO DI VEDERLE

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