CACCIATORI DI MONTAGNA, DI BECCACCE E BECCACCINI

Il più felice non è assolutamente chi ammazza di più ne tantomeno chi trova di più e neanche chi ha i cani migliori, il più felice è semplicemente colui che trae il maggior godimento e divertimento nel trascorrere il tempo nel bosco o in montagna dietro la coda del proprio cane inseguendo le prede desiderate…….."magari in solitaria nel più alto rispetto di chi e di cosa lo circonda"

Il fascino della beccaccia di Mirco Peli

Foto di L. Bernède

Definirla Regina del bosco è riduttivo, infatti, la beccaccia è dotata di una straordinaria capacità di adattamento e si adegua agli habitat boschivi più vari.

E’ difficile descrivere un biotopo che rappresenti l’ambiente tipico e prediletto da questa specie: questo uccello, migratore su grandi distanze, è infatti, in grado di modificare radicalmente le proprie abitudini a seconda del luogo in cui si trova, a seconda dell’altitudine, della latitudine, della stagione e altre situazioni quali le soste, lo svernamento, le particolari condizioni atmosferiche che possono a volte spingerlo ad occupare un ambiente preciso, a volte inaspettato.
La diversità dei territori frequentati dalle beccacce, che variano in funzione delle sue esigenze, la portano spesso a sostare in luoghi che poco hanno a che spartire con il tipico bosco, fitto al sole in inverno, fresco e umido in autunno; la si può trovare in montagna su terreni da coturnici ma anche su montagne spoglie ed erbose, con solo rari cespugliati.

Pertanto, solo l’esperienza del cacciatore e del cane specialista sanno assicurare incontri costanti.

Semplificando, si può riassumere che alla beccaccia piacciono le rimesse che … lei preferisce, smontando spesso i luoghi comuni costruiti dalla tradizione venatoria.

Tutti sanno quando dovrebbe esserci ma spesso non c’è.

E’ un uccello schivo, difficile da vedere a terra.  Lei al pulito, nei prati ci va ma di notte, di giorno sta nel fitto; solo per caso al fortunato che pesta nel bosco raccogliendone i suoi frutti capita di frullarla, e allora si sorprende, chiedendosi cos’è . Pochi la conoscono veramente.

L’imprevedibilità è legata al passo e al mimetismo, ma anche da molteplici altri fattori che fanno si che giorni di vuoto si alternino a periodi di abbondanza, creando un fascino diverso dalla caccia alla selvaggina stanziale. L’imprevedibile ti porta ad uscire sempre con la speranza di trovare il giorno giusto. Montagne decisamente brutte perché impenetrabili  per la vegetazione, o ripide, quando ospitano numerose beccacce sembrano diventare per noi cacciatori posti bellissimi.

Il suo comportamento di fronte al cane e al cacciatore, contribuisce non poco perché questo uccello ti streghi.

Soprattutto negli ultimi anni la beccaccia sembra diventare più nervosa; il cane ferma e spesso lei è già partita. Poi succede che il cane fermi e quando pensi che non ci sia più, che sia già andata, lei frulla rumorosa a trenta centimetri dai piedi facendoti cadere il cappello. Le due botte che seguono sono naturalmente una clamorosa padella. Seguono giorni con incontri regolari e le padelle continuano, poi, quando cominci a convincerti che questa caccia non faccia per te, quando ti immagini seduto sul lago ad osservare il galleggiante della canna da pesca che va su e giù, ecco che inaspettatamente ti riesce un tiro che neanche immaginavi. “Sembra quasi che la beccaccia per un motivo misterioso si sia donata a te”.

Questo basta a ricaricarti e la strega ti ha legato a lei per la vita.

Seguono anni di alti e bassi, cambi fucile con uno più adatto, provi tutte le cartucce in commercio. Nel frattempo, anche le beccacce hanno le loro fluttuazioni, si susseguono anni buoni/scarsi, così come il tuo morale. Anche il cane buono se n’è andato, ricominci con un cucciolone e quando lo vedi rotolarsi svogliato sulle foglie ti viene da piangere. Ma poi lei, la strega, si fa fermare dal cucciolone quasi sul pulito e cade sulla fucilata appena rotta d’ala.

La osservi: becco lungo, grandi occhi scuri, un bellissimo e vellutato piumaggio fatto con i colori delle foglie d’inverno. Le ali sproporzionate, che la portano a sorvolare mezzo mondo, spesso si spezzano su fucilate male indirizzate. Allora pensi: se la fucilata fosse arrivata sul bersaglio nel momento che le ali erano meno aperte, non sarebbe caduta.

Ho sempre preferito il cane che me la riporta morta; osservarla ancora morbida sentendone il calore che l’abbandona, poi non ha più lo stesso valore.  

Si ricomincia…..

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3 Comments

  1. Trovo più che giusto quanto tu descrivi su questo fantastico uccelli

  2. Biagi

    Parole sante, grandi emozioni, alti e bassi, solo la grande passione può spingerti oltre il muro dei vari insuccessi che dovrai affrontare.

  3. massimiliano

    stupendo e veritiero!

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