10489725_335148049992735_2501961275708110643_nLe emozioni della caccia per chi è nato nella prima metà del secolo scorso riempiono i ricordi di chi è ormai avanti con gli anni, ma mancheranno quando i giovani d’oggi saranno a loro volta diventati vecchi.

Nel mese di ottobre mi hanno ricoverato in ospedale per problemi che hanno a che vedere con quel che è scritto sulla mia carta d’identità: gli anni passano ed i guai aumentano!.

Fatto sta che mi hanno portato d’urgenza al Pronto Soccorso del San Matteo di Pavia (il celebrato ospedale citato come modello d’efficienza) dove mi hanno tenuto dieci ore (dicasi dieci ore!!!) su di una sedia in una sala d’aspetto per farmi una trasfusione; dopo di che volevano ricoverarmi ma mi sono rifiutato di rimanere in una simile bolgia e me ne sono andato via più veloce che potevo. Ho allora cercato un posto in altri ospedali di Pavia, ma – malgrado l’urgenza – ho dovuto attendere dieci giorni la disponibilità di un letto: questa è la situazione in Lombardia dove – secondo quel che dicono i nostri governanti – la sanità sarebbe al top! Non oso immaginare cosa sia in altre regioni. Quando finalmente mi hanno ricoverato, come compagno di stanza mi hanno refilato un novantunenne con un livello di arteriosclerosi che lo faceva straparlare giorno e, ahimé, soprattutto di notte. Nei rari momenti di lucidità ho però scoperto che era stato un appassionato cacciatore cinofilo, ragion per la quale – nel tentativo di tranquillizzare le sue continue invettive contro il mondo intero – l’ho stimolato a parlare di caccia e di cani.

Miracolo!: in materia di beccaccini e starne, di Setter Gordon e di cani da ferma, la sua memoria e le sue capacità di comunicazione hanno ripreso a funzionare meravigliosamente ed abbiamo così scoperto di aver avuto molti amici in comune (come Giacomo Grizziotti, il dottor Tonali, Ernesto Coppaloni e tutti i più noti personaggi della cinofilia venatoria pavese). Abbiamo continuato così per diversi giorni a ricordare le risaie della Lomellina particolarmente buone per i beccaccini, le zone dell’Oltrepò dove trovavamo le starne, le campagne allagate dove c’erano gli appostamenti fissi per le anitre, e a rinverdire le prodezze dei cani che avevano allietato i nostri successi venatori. Ed era stupefacente come il mio più che anziano interlocutore (fuori di testa per tutto il resto) ricordasse perfettamente le “ricette” con cui confezionava le cartucce più adatte a seconda del tipo di caccia in cui le avrebbe utilizzate. I suoi parenti erano allibiti nel constatare l’improvviso ringiovanimento mentale del loro papà e nonno.

Questa esperienza è stata motivo di profonde riflessioni su quel che per noi “vecchi” la caccia ha significato e sull’intensità delle emozioni che ha prodotto, tanto da ritagliare un’isola di lucidi ricordi anche in una mente impietosamente ottenbrata in tutte le altre sue manifestazioni. Ma quando fra cinquant’anni i giovani d’oggi saranno anch’essi immersi nella vecchiaia, la caccia odierna ben difficilmente potrà rappresentare per loro la fonte di emozionanti memorie, perché oggi la caccia si svolge in un l’habitat inadatto ad ospitare selvaggina vera, in gran parte sostituita da animali d’allevamento che tutto sono fuor che emozionanti. I loro ricordi di caccia saranno ambientati nelle costose riserve a disposizione solo di chi dispone di notevoli risorse economiche nelle quali comunque tutte la selvaggina è allevata in gabbia, o in altrettanto costose trasferte in Paesi lontani, dove però il cacciatore non attinge alla sua esperienza per conquistare risultati positivi, perché nella stragrande maggioranza dei casi si aggira da “straniero” in terreni sconosciuti, portato quasi per mano da un accompagnatore. Ed i cani che popoleranno i loro ricordi saranno privi di magia, perché troppo spesso forgiati da addestratori professionisti che per la loro formazione hanno percorso migliaia di chilometri in lungo e in largo per l’Europa, lasciando al cinofilo solo il merito di pagare il conto.

Quindi fra cinquant’anni gli odierni giovani cacciatori dovranno pescare altrove gli emozionanti ricordi con cui combattere i danni che l’età porta inevitabilmente con sé: forse ricorderanno le notti in discoteca … o il tifo per la squadra del cuore …o il brivido della guida veloce di una potente fuoriserie… ma non sarà la caccia ad alimentare l’emozionante memoria della passata gioventù.