CACCIATORI DI MONTAGNA, DI BECCACCE E BECCACCINI

Il più felice non è assolutamente chi ammazza di più ne tantomeno chi trova di più e neanche chi ha i cani migliori, il più felice è semplicemente colui che trae il maggior godimento e divertimento nel trascorrere il tempo nel bosco o in montagna dietro la coda del proprio cane inseguendo le prede desiderate…….."magari in solitaria nel più alto rispetto di chi e di cosa lo circonda"

La compagna di caccia di Paolo Pennacchini

Mechelli Antonietta

In foto Mechelli Antonietta

Ho un paio d’ore, è uscito anche un bel sole, quasi quasi ci provo…Saluto l’ufficio e guido verso casa. Ho lasciato una beccaccia nel mio posto preferito, vicino a casa: lo chiamo l’angolo più bello del bosco. La trovo ogni anno, sempre alla fine della stagione, e oggi è l’ultima settimana di caccia. Ci porto il mio cucciolone. Ancora non ha capito ben cosa andiamo a fare lì. Mangio un panino al volo. Sì, la vecchia stavolta la lascio a casa, voglio proprio vedere come il giovane si comporterà, soprattutto se la troverà e… chissà se la fermerà.

Quella beccaccia rimasta gli farà da scuola, ormai si è impaesata da un mese. Già, è lì, ma è furba. Dovremo fare piano, molto piano. Ma lui non sa fare piano, con quelle zampe giganti e la furia negli occhi. Boh, comunque oggi o mai più. Domani ha messo acqua e il weekend, l’ultimo weekend di caccia…con la mia fidanzata dai parenti: “Questo me lo puoi concedere visto che sei sempre andato a caccia…”. Non è risentimento, lo dice così, in maniera secca e con ragione, purtroppo. Non potrò chiudere la stagione con i miei amici, l’ultima corsa con i cani nel bosco. Che tristezza! Da domani e per i prossimi otto mesi senza caccia. Sognerò.

Vediamo, prendo la doppietta leggera e metto due cartucce in tasca, capitasse di dover sparare…Un po’ mi dispiacerebbe, quella beccaccia è sopravvissuta bene fino ad oggi. Nessuno sa che è lì, la mia cagna vecchia l’ha fermata più volte, ma io non ho mai sparato, proprio per lasciarla a Dante. La deve fermare lui, diciotto mesi di cane, bello e pasticcione come un ragazzino. Solo che ha una barba antica e baffi bianchi puntellati di arancio. E poi quelle zampe…Ma quando me le mette addosso sono una carezza.

Apro il cancello col telecomando, percorro il violetto, i cani non vengono incontro alla macchina. La porta del canile è aperta, ma dove sono i cani? Li chiamo, fischio, niente! La finestra sul retro è socchiusa, c’è uno strano silenzio. La mia fidanzata non è rientrata, la sua macchina non c’è…I ladri?! Attraverso il corridoio senza fare rumore, ho una fifa pazzesca. Ma come i ladri?

Sembra tutto in ordine…Alzo gli occhi sul mobile dove tengo i fucili. Non c’è la doppietta! Mi hanno rubato la doppietta!! Cazzo i ladri, i cani!

I miei cani!

Afferro il cellulare per chiamare i Carabinieri quando mi accorgo di un biglietto giallo e una penna sul piano di marmo della cucina. “Non ti arrabbiare … ho preso i cani e il fucile, mi trovi all’angolo più bello del bosco. Elisa…”. Una scarpa ha già preso il volo e la cravatta è sull’acquaio. Cerco gli stivali nel ripostiglio…”Maledetta! Ma che s’è messa in testa! Pazza… è una pazza maledetta! Il fucile!

Ora vado in galera, andiamo in galera! Anzi ci va lei in galera! Ha preso il fucile! Ha preso il fucile! preso i miei stivali! Accidenti ai suoi piedoni, maledetti anche loro!”

Mi rimetto le scarpe, indosso di corsa la giacca da caccia e metto in moto. A marcia indietro travolgo una vaso, il ghiaino del violetto schizza dappertutto, e ho una semplice Panda. Cinque minuti mi ci vogliono per arrivare lassù: attraverso il torrente e la prendo da sopra. Ma…ma come fa a sapere dell’angolo più bello del bosco? Il suo telefono è staccato, non risponde, segreteria telefonica. Rallento e sono percorso da un brivido. Mi fermo. Non vorrà mica fare una pazzia? Mica vorrà…mica starà pensando di…”Elisa cazzo rispondi!”. Urlo e scaravento il cellulare sul tappetino. Un respiro lungo e riparto. “Calmati!”. E’ impossibile, non è da lei, lei non è una pazza, anzi…Sì, è difficile…ma neanche tanto…Ci rispettiamo, cioè ci amiamo, lo sappiamo; ma soprattutto c’è stima. Ma perché, perché avrà preso il fucile? E i cani? Che ne sa dei cani lei, eh? Cosa vuole dimostrare?!

Speriamo che non incontri la Forestale: non si vede mai, ma oggi sarebbe proprio un disastro! Mi toglieranno licenza, non potrò più andare a caccia. Avrei dovuto lasciarla da un pezzo, avevano ragione i miei amici, cosa c’entra lei con me…”Strano che alla tua donna non gli importi niente che tu vai a caccia, non s’è nemmeno vista mai accarezzare i tuoi cani…Un po’ freddino la bimba…”. E’ vero, mai una volta, mai una domanda, solo sorrisi, eleganti, senza passione. Ora corro lungo il viottolo sulle foglie scivolose, scendo aggrappato a qualche ramo. Fischio, chiamo i miei cani, i miei fratelli, loro mi capiscono: correranno a me. Il ciuffo di pini si intravede sopra le querce vecchie.

Urlo forte il suo nome.

Riprendo a correre ma inciampo, mi sembra di non riconoscere più i posti. Eppure è il mio bosco e poco distante c’è l’angolo più bello. Ma lei come fa a saperlo?

Salto una pozzanghera formata da una piccola sorgente, supero dei tronchi caduti e la barriera delle felci mi blocco, come sempre. Qui ci arrivo, col cuore in gola, come sempre, ma i battiti adesso sono diversi. Prendo lo stradello di sinistra, alzo il collo per scrutare più avanti: il vecchio pino, sul tappeto di muschio smeraldo, carpino curvato, senza foglie, pieno di vita. Quello è l’angolo. Vedo Elisa di spalle, immobile, con il fucile pronto. Prendo lo slancio per saltarle addosso, per prenderla per il collo, per…ma lei alza il braccio come per dirmi di stare fermo e di fare silenzio. Mi ha sentito. Con la stessa mano mi indica un punto a destra…la vecchia è in ferma, non la vedo bene, mi sembra bloccata. Ma non è schiacciata, non è incantata e flessuosa. Ha una posa insolita, non l’avevo mai vista così. Non so che fare, devo avvicinarmi, devo prendere in mano la situazione, non è possibile. Faccio un passo ma rompo un ramo. Elisa rialza la mano e mi indica a sinistra, stavolta. Non credo ai miei occhi. Dante è in ferma, la sua prima ferma. La vecchia è dietro in consenso, ora capisco il suo corpo: è il suo primo consenso, al suo primo e unico figlio. Si alza la beccaccia in colonna. Il sole la illumina sopra la testa di Elisa. Sparisce. Lei non ha sparato, non si è resa nemmeno conto, forse non ha capito. Mi avvicino mentre i cani eccitati rianimano il suono dei campani.

Non so che dire, ma ci pensa lei: “L’ho guardata…l’ho guardata e ho perso il tempo…Come capita a te”.

“Dammi quel fucile!” “Era bellissima”. Fischio ai cani mentre afferro la cinghia. “Muoviti, dammi quel fucile!” “E perché?…I cani ora saranno già sulla rimessa, non dici sempre che fa il sette e si rimette, no? Allora è la dietro…lasciami andare”. Le strappo il fucile, di mano. Lei ha un sorriso nuovo e vicino, sfila di tasca la licenza. “Non sei orgoglioso di me? Ce l’ho da tre mesi, tutto in regola, mi hanno fatto anche i complimenti”. Per la prima volta guardo la mia compagna e vedo una sconosciuta. Mi piace e sono ammutolito. “Non è vero che andavo a Yoga con le amiche”. Non trovo le parole, guardo verso i cani, spariti dietro i pini come le mie sicurezze. “Ehi…cos’è quella faccia? Siamo nell’angolo più bello del bosco e Dante ha fermato la sua prima beccaccia. Non era quello che sognavi? Te lo sentivo ripetere da quando è nato, anche d’estate sotto l’ombrellone, al telefono con i tuoi amici. lo ti ascolto sempre, io ti sento…anche se non ti sembra”. Le porgo il fucile e senza guardarla riesco solo a dirle: “Non sento più i campani, sono in ferma, vai!”.

Mi siedo sopra uno dei tronchi caduti. Aspetto. Stavolta lo sparo, uno solo. Elisa chiama i cani “Porta! Porta!”. Dalle felci ecco che sbuca la vecchia con la beccaccia in bocca e me la consegna, come sempre. Accarezzo le sue piume, accarezzo il mio cane. Dante arriva in ritardo con la lingua a penzoloni. Gliela faccio annusare, ci baciamo tutti in un mugolare sommesso. Tra i rami bassi dei pini… eccoli, arrivano gli occhi di Elisa, più del sole.

Paolo Pennacchini

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3 Comments

  1. Dino De Fabrizio

    Grande Paolo…ho ancora la pelle d’ ocaaaa!!!!!!!!!

  2. saro

    Bellissima Professore…e mi fa piacere che ci sia qualcuno che perde il tempo restando incantato…

  3. Giovanni Motta

    Nel racconto Paolo,complimenti!

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