In ambito aziendale la motivazione è un grande argomento: da essa dipende il successo dell’azienda, dei prodotti di cui si occupa e delle persone che ci lavorano. Della motivazione sono imperniati molti training di formazione che hanno comunque, come fine ultimo la produttività e l’instaurarsi di un habitat ideale in cui la tendenza al “fatturato” è il concetto ispiratore.

Perché questa premessa? Semplicemente perché il meccanismo della motivazione è sempre lo stesso. La motivazione è una forza endogena che ci spinge verso un obiettivo. La motivazione assume varie forme e in psicologia sono riunite in due grandi categorie: motivazione intrinseca e motivazione estrinseca. Quando parliamo di motivazione intrinseca ci stiamo riferendo a qualcosa che nasce dentro di noi; è la più forte delle motivazioni, proprio perché ci nasce dentro. I fattori che concorrono ad una nostra forte motivazione sono tra i più vari ed assortiti: possono esserci cause genetiche, ambientali e anche fortemente legate al tipo di educazione che abbiamo ricevuto, al tipo di esperienze positive/negative che abbiamo vissuto. Per un cinofilo è facile riconoscersi in questi meccanismi: molti hanno avuto genitori o nonni che già avevano il sacro ardore per i cani, oppure, molti ne sono venuti a contatto e ne sono rimasti folgorati. Molti hanno visto maturare nella loro interiorità un crescente interesse per tutto ciò che riguarda i cani, grandi creature dalle mille sfaccettature, tante quante sono le razze e tante quanti sono i soggetti che conosciamo. Ciascuno di essi ha delle particolarità individuali ben precise e ciascuno di essi è differente da un altro. Tornando alla motivazione del nostro cinofilo, è fin troppo chiaro che quando è mosso da una motivazione intrinseca la sua passione ed il suo lavoro – quando parliamo di allevatori, o di tutte le figure che ruotano attorno al mondo della cinofilia -, assumono un significato ben preciso e contraddistinto da impegno e serietà. Poi, a latere, ci sono anche tutti coloro che sono animati da altre motivazioni: “il cane mi da la possibilità di farmi conoscere”, “una cucciolata mi garantisce un’entrata di denaro”, “i miei cani hanno bisogno di essere accoppiati”, ecc. ecc. E’ ovvio che parlando di denaro, non mi sto riferendo alla giusta remunerazione che ciascuna attività lavorativa deve garantire, anche se il denaro stesso può costituire una grande motivazione, o per lo meno, più che il denaro può essere anche il corrispettivo in “valore” dato al proprio lavoro…

L’esempio più semplice tra motivazione intrinseca ed estrinseca è il bambino che va a scuola: va bene e cerca di ottenere ottime valutazioni perché ci tiene o perché è la madre che lo induce ad esserlo minacciando una punizione?

Ovviamente ci sono delle tecniche per far nascere e crescere la motivazione, chiamiamola “vera”; una fra tutte è la condivisione con altri che la hanno come noi o con intensità variabile; pensiamo ad esempio, all’importanza che può avere per un cane giovane lavorare con un cane più adulto ed esperto; un’altra è capire quali siano le radici della motivazione, cioè, perché la abbiamo, cosa ci spinge ad averla; allora, pensiamo in questo caso, al cane che cerca di fare bene il proprio lavoro a prescindere, oppure, valutiamo anche il caso del cane che si impegna nel proprio lavoro perché vedere il proprio conduttore soddisfatto è per lui fonte di grande gratificazione; un’altra ancora riguarda gli aspetti accessori, ovvero, la gestione delle risorse (energia a disposizione, tempo/obiettivo da raggiungere), in termini aziendali l’efficienza/massimo risultato ottenibile in rapporto al dispendio minimo, cioè l’individuazione del selvatico nel minor tempo possibile e con spreco ridotto di energie/tempo.

Ora mi soffermo un attimo: riflettere sulla differente posizione riguardo al primo aspetto – cercare di fare bene il proprio lavoro a prescindere– o il secondo – il caso del cane che si impegna nel proprio lavoro perché vedere il proprio conduttore soddisfatto è per lui fonte di grande gratificazione – è fondamentale. Nel caso del cane sono comunque, due buone motivazioni: la prima anima il comportamento del cane, la seconda ci segnala che tra cane e conduttore si è instaurato un clima di fiducia reciproca.

Il cane da quale motivazione autentica è spinto? E’ spinto certamente dal suo bagaglio genetico, dall’addestramento che ha prodotto esperienze positive in lui e dal fatto che l’individuazione del selvatico è per lui ricompensa stessa del suo lavoro. Ora possiamo ripescare dalla tasca il concetto tenuto in sospeso della mamma che spinge il bambino a studiare altrimenti lo castiga. Anche nel cane spesso si produce il risultato opposto; si sviluppa nel cane una personalità timorosa del castigo che poi si estende a qualunque sua esperienza. Manca in questo caso, non solo una forte motivazione endogena ma anche la capacità di reagire alle critiche e “tirare fuori i denti” in senso metaforico ovviamente. Il conseguimento del risultato è si, creato da una forte motivazione ma anche da un addestramento basato sulle specificità di ciascun individuo: c’è chi reagisce prontamente alle “critiche” e alle correzioni e chi invece, ha bisogno di essere preso per il cosiddetto verso giusto ed instaurare precedentemente un clima di fiducia su cui basare la relazione. Il discorso è relativo a ciascuna razza da ferma e a ciascun soggetto in particolare; ne esistono ovviamente di più resistenti alla durezza e rigidità degli addestramenti e ne esistono di più vulnerabili.

Come per noi umani.