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Quella mattina eravamo a caccia  nella valle di Qhuan, pensavo di salire in uno dei tanti canaloni che scendono sulla destra, quando invece Qhuan con il bastone mi indicò che saremmo saliti sulla sinistra .

Salire sulla sinistra voleva dire attraversare il torrente che pur essendo in buona parte ricoperto di ghiaccio, non permetteva comunque l’attraversamento.

Qhuan s’incamminò così verso il torrente e siccome ci conosciamo   da tempo e sapendo che matto non  é, lo seguii senza indugio. 

Il terreno attorno al  torrente é ricoperto da una vegetazione piuttosto folta,  piante di pioppo con la corteccia tutta bianca come quella delle betulle, enormi cespugli di rose canine e una vegetazione difficilmente penetrabile. Qui a1500mt ci sono i fagiani che in comune con i nostri hanno soltanto il nome,   sono animali che quando si sentono incalzati pedinano per lunghi tratti e in genere partono a 40 -50 metri,  qualche volta le femmine si fanno fermare, ma giustamente sono vietate, anche i maschi sono animali più piccoli dei nostri con un piumaggio stupendo e delle code che non finiscono più, per i Kirghizi  é la preda più ambita, ma in quei territori a 1500m sono abbastanza rari e  quindi  preferiscono non cacciarli.

Qhuan davanti a me si ferma e con il bastone mi indica le impronte di un lupo, vedo che le osserva con grande attenzione, le segue per qualche metro poi si gira e a gesti mi fa capire che sono di almeno tre  giorni.  Poco lontano da dove siamo Qhuan ha la casa con la stalla ,ha  le pecore,   qualche bovino e, soprattutto   quasi 30 cavalli che sono fuori al pascolo a volte anche di notte.

Capisco la sua preoccupazione.

Comunque proseguiamo sempre verso il torrente che  ormai sento  ruscellare poco lontano, superiamo un grande cespuglio e mi trovo davanti una passerella in ferro appoggiata se due pile di sassi,    mi sembra abbastanza robusta   costituita da due putrelle collegate fra loro da dei traversi in ferro saldati, il problema è un altro: i traversi sono ad una distanza di circa 1.5 m e sopra  ci sono appoggiate delle assi mezze marce, che invece non mi danno  nessun  affidamento. 

Il salto e assolutamente modesto sarà al massimo  un metro e mezzo, ma l’idea di saltare nell’acqua a temperature che superano i meno dieci non  é esattamente tra i  miei desideri.

Qhuan capisce le mie perplessità e senza dir nulla passa lui per primo  mostrandomi come fare, vedo che nei punti più pericolosi   appoggia i piedi sulle putrelle laterali o sulle traverse in ferro,  lo fa con grande disinvoltura e si vede che conosce bene il passaggio, a quel punto ci provo anch’io e imitando Qhuan, naturalmente con maggiori  incertezze, riesco a raggiungere l’altra sponda, Alba però  é ferma sulla prima asse della passerella e nonostante la chiami in ogni modo non ne vuole sapere, forse dei tre é quella con maggior discernimento .

Non é la prima passerella che passa e non capisco perché, sto li dieci minuti a tentare di convincerla, ma niente, allora mi incammino, mi allontano e prendo a salire, di colpo non  la sento più abbaiare, mi giro e non  é più lì ai piedi della passerella, mi fermo e aspetto un po’ preoccupato, poi finalmente  la vedo .

Sta scendendo dalla parte del torrente dove siamo noi perfettamente asciutta, cerca la mia  passata la  prende    e in un attimo mi arriva vicino, anzi mi salta addosso, per salutarmi meglio, chissà dove  é riuscita ad attraversare. 

Lo scopriremo   la sera scendendo, 100 m a monte della passerella troviamo un punto deve il ghiaccio ha saldato le due sponde.

E’ stata la prima ed unica volta che Alba si  é rifiutata di attraversare passerelle o ponti sospesi ,infatti  l’anno dopo nello stesso punto e stata la prima ad attraversare senza  bisogno di dirle nulla. ( forse perché avevano cambiato qualche asse di legno)

Ora finalmente cominciamo ad andare a caccia, cerchiamo i costoni  a sud completamente privi di neve dove stanno le cotorne, la maggior parte partono lunghissime, ma ogni tanto Alba riesce a fermarne qualcuna usando tutte le astuzie e l’intelligenza di cui é ben fornita.

Vedere certe azioni, certe gattonate pancia a terra, che se potesse scaverebbe un solco per non farsi vedere, mi riempiono di  entusiasmo.  

Che brava cagna che ho, mi ripeto a bassa voce e quando finalmente riesco a farle riportare una bella cotorna, me la tengo  vicina a lungo e non smetterei più di accarezzarla.

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Ma  c’é ancora tanta strada che ci aspetta e riprendiamo a salire, dobbiamo arrivare lassù in alto a 2500m  per poi scendere lungo i fianchi della montagna tutta esposta a sud. 

Mentre saliamo Alba mi ferma ancora due cotorne sbrancate ed io faccio una padella grossa come una casa, poi ferma un altro branco che va via lungo e cattivo, ma con un colpo di  fortuna, riesco a prenderne una, cade in fondo al canalone lontanissima, Qhuan che é una persona intelligente, mi fa segno di continuare a salire e si precipita a recuperarla:  se avessi dovuto scendere io, avremmo perso sicuramente più d’un ora rischiando di compromettere tutto il resto del giro.

Io  proseguo, stando in quota,  curando Qhuan che come al solito va a recuperare la cotorna con  la solita precisione. Questi accompagnatori sono davvero eccezionali e non finiscono mai di stupirti.

Lo vedo laggiù  in basso, in un  attimo trova la cotorna e la  solleva  per farmela vedere, gli faccio un cenno anch’io e in cuor mio lo ringrazio.

Continuo a salire e Qhuan in neanche mezz’ora mi raggiunge,  e mentre prendiamo fiato, mi indica il percorso e il  punto  dove dobbiamo arrivare  per attraversare la montagna.

Abbiamo davanti una grande conca innevata esposta a nord, ci aspetta una  salita di circa  un’ ora  tutta nella neve.   

Metto il fucile in spalla,  tiro su il bavero della giacca perché all’ombra fa un freddo boia, ci saranno almeno quattro o cinque gradi in meno  rispetto ai costoni che abbiamo appena attraversato e difatti dopo appena dieci minuti  che camminiamo sento i pantaloni che sono diventati duri per il gelo.Cerchiamo di salire il più velocemente possibile, ma più di tanto non si può o meglio io non posso, la cagna vedo che corre davanti a noi poi non ci faccio più caso, finalmente dopo un tempo che mi é parso più lungo di quanto non lo fosse in realtà, arriviamo sotto l’ultimo strappo  per uscire finalmente nel sole.

Spinone neve

Anita di Giorgio Lugaresi

Guardo dov’é  Alba e non la vedo, mi rivolgo a Qhuan  e lui mi fa segno che é salita prima di noi già da un pezzo, allora allungo il passo e in dieci  minuti sono finalmente al sole. Tiro il fiato….poi comincio  a  cercare  la cagna.    Sulla destra abbiamo un grande prato con  erba secca e cespugli di rose canine,  cento metri  più avanti  precipita  lungo il costone della montagna per quasi mille metri di dislivello in un susseguirsi di terrazzi roccette e ghiaioni, senza un filo di neve e con tante cotorne come é difficile immaginare, fino ad arrivare al torrente che abbiamo attraversato questa mattina, invece sulla nostra sinistra la montagna sale ancora    e,  pur essendo al sole,  é ancora coperta di neve, do un occhiata anche da quella parte, ma essendoci la neve, guardo con meno  attenzione.

So con assoluta certezza che se la cagna   non ritorna é perché é  in ferma, ma trovarla in   questi spazi immensi    non é   facile.

Vedo Qhuan che s’incammina velocemente per andare a vedere davanti a noi, dove la montagna cambia pendenza e dove anch’io avrei stimato di trovarla, io resto fermo un attimo e senza un motivo preciso torno a guardare in alto nella grande chiazza di neve.  Trecento metri sopra di me, improvvisamente  colgo  un movimento.

Li per li non riesco a decifrarlo, mi sembra di vedere un animale con la schiena in terra e le  zampe in aria  che si agita freneticamente, metto a fuoco e capisco che si tratta di un cane…. bianco che si confonde con la neve ….. si é proprio Alba, che coricata sulla schiena,  muove  le  zampe agitandosi come non l’ho mai vista fare.

Appena riesco a connettere  e aver messo  ordine tra le percezioni e  le  cose che sto vedendo,  mi viene la certezza che Alba stia male e che stia morendo.  

Mi metto ad urlare e cercando di correre  tento di avvicinarmi il più velocemente possibile, però faccio dieci passi e vedo Alba alzarsi e riprendere a camminare piano piano allontanandosi; continuo ad urlare a chiamarla, ma é come se fosse diventata sorda, fa ancora 50 mt nella neve  e poi si ributta con la schiena per terra e le  zampe per aria .  

Sono disperato e soprattutto non capisco perché lei continui ad allontanarsi, appoggio zaino e fucile in terra per essere più leggero nel tentativo di raggiungerla, ma lei si rialza e riprende a camminare sempre più piano, ma in una direzione opposta alla mia, mi giro verso Qhuan nella richiesta    disperata di un aiuto, e sento che mi fischia e mi fa segno di fermarmi, naturalmente non mi fermo anzi per quello che posso cerco di accelerare  sempre più, certo che   Alba  stia male e stia morendo.

Salgo  verso di lei,   recupero un po’ di terreno,   continuo a chiamarla  e sono talmente convinto che stia male  che anche quando la vedo   schiacciata  a  terra immobile,  onnubilato dalla paura, non mi rendo conto della cosa più semplice e più banale che può fare un cane da ferma ………..

Arrivo finalmente vicinissimo e quando sto per toccarla davanti a lei a non più di  venti metri esplodono  una quindicina di  cotorne che mi fanno sobbalzare, con la cagna che finalmente le può rincorrere …………

Resto lì un po piegato, con la mano a mezz’aria  e la bocca aperta, le  guardo allontanarsi……. e avendo finalmente capito, le  osservo con  attenzione, come forse non mi era mai capitato; per Dio, che belle che sono!!   anche perché é   come se quel magnifico branco di cotorne mi avesse liberato da un incubo.

Mi siedo su di un sasso    sfinito e finalmente comincio a sorridere,  poi mi metto proprio  a ridere, liberandomi finalmente di tutto lo stress  e  la paura che  ho accumulato in quei dieci minuti.

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Lucio con i suoi cani

Quhan é sotto di me, mi guarda, aveva  capito tutto,  poi anche lui si mette a ridere  e finalmente quando torna  Alba, che secondo me é venuta   anche per capire il motivo di tutte quelle urla,   (“ vallo a capire…chissà perché non ha sparato, ho rischiato il congelamento dei piedi… per aspettarlo…forse stava male!!!”),  l’accarezzo a lungo e sono l’uomo più felice del mondo.

Povera Alba ha sempre sofferto il freddo ai piedi e a dire il vero

quando l’ho trovata era   ferma nella neve da  almeno  venti minuti!!!!!!!

P.S.  questo  episodio ho provato a raccontarlo un paio di volte agli amici,  forse al momento sbagliato, quando dopo cena, la vodka ghiacciata scorre abbondante, ma mi hanno sempre preso in giro………a dire il vero se non lo avessi vissuto sulla mia pelle……..