L’intelligenza in senso lato può essere intesa come il saper fornire la risposta più adatta a stimoli dell’ambiente. Non è il saper risolvere un’equazione o ricordare a memoria pedissequamente una pagina appena letta. La “risposta adatta” include aspetti cognitivi, emotivi, relazionali.

Anche nell’intelligenza emotiva entrano in gioco tanti fattori. Nella psicologia umana concorrono a gestire efficacemente le nostre emozioni la consapevolezza, l’autocontrollo, la motivazione, l’empatia e le abilità sociali.

E nel cane?

Se parliamo di consapevolezza, nel cane è limitata alla coscienza del proprio corpo, della propria presenza. Se parliamo di autostima, sicuramente il cane ha percezione del proprio valore, delle proprie possibilità (http://www.setterfoto.com/lautostima-nel-cane-da-ferma/ ).

L’autocontrollo: nell’articolo sugli stili di comunicazione nel cane ( http://www.setterfoto.com/gli-stili-di-comunicazione-nel-cane/ ), ho già accennato al fatto che un cane assertivo, padrone di se stesso, riesce a risolvere i conflitti con i suoi simili non necessariamente con la lotta, ma se è proprio necessario, la potrebbe utilizzare; ogni situazione richiede un approccio diverso. Non si può tacciare di aggressività un cane soltanto perché ha reagito dopo infinite provocazioni.

La motivazione: è una forza endogena che ci consente di raggiungere un obiettivo. Rapportandola ad un cane da ferma è fin troppo facile ravvisarla in ogni azione che compie sul terreno. Solitamente viene identificata con “grande avidità”, oppure “determinazione”… Stiamo parlando sempre della grande motivazione che il cane da ferma ha di individuare la preda e fermarla segnalandone la presenza. Un cane da ferma poco motivato può capitare ma è sempre importante cercare di capirne il perché.

Empatia: nell’articolo sull’intelligenza del cane (http://www.setterfoto.com/lintelligenza-nel-cane-cane-intelligente-valutazioni-della-dott-sa-mariastella-porcu/ ), ho già parlato di intelligenza intra e interpersonale. L’interpersonale, nello specifico è quella che ora maggiormente ci interessa. Potremmo chiamarla interindividuale in quanto avviene tra specie diverse (cane/umani o cane/gatto), oppure tra individui della stessa specie (cane/cane). In ogni caso, ci stiamo riferendo a tutte le azioni messe in campo per comunicare, per relazionarsi, per entrare in contatto con gli altri e stabilire relazioni efficaci. L’empatia nel cane, cioè la capacità di percepire gli stati emotivi dell’altro è indiscussa. Tutti noi la conosciamo e la sperimentiamo ogni giorno. E’ tipico il caso in cui ad esempio, siamo in collera per qualcosa e i nostri cani si ritirano a distanza e non si muovono.

Abilità sociali: lo stesso termine “abilità” ci sta ad indicare che c’è un apprendimento dietro al risultato finale che non è mai finale perché si evolve durante tutto l’arco della vita. Ciascun essere vivente nasce con un determinato bagaglio genetico (esso stesso influenzato a sua volta dall’ambiente), ma è poi l’esperienza che porta a compimento un’attitudine e la rende utilizzabile. Il cane da caccia ha grandi abilità sociali: interpreta gli stati d’animo del suo gruppo di riferimento, è capace di rispettare le regole del gruppo, è capace di rispettare il suo ruolo durante il suo lavoro; talvolta, chi più, chi meno, è capace di seguire le richieste del proprio conduttore (la cosiddetta addestrabilità). Le abilità nel comunicare sono già state evidenziate: le posture di ferma, le guidate, la posizione del naso sono tutti indicatori e codici di comunicazione che il cane ci trasmette mentre è al lavoro.

Queste sono solo alcune delle abilità che il cane da ferma sviluppa e affina durante la sua vita. Nella quotidianità invece, è più facile individuarne le caratteristiche di ottimi compagni di vita.

Preferisco parlare di intelligenza emotiva nel cane da ferma in quanto alle razze da ferma va la mia preferenza: lo stesso fatto che da millenni il cane da caccia in generale è abituato a fare “gruppo” con l’uomo ne ha plasmato sicuramente i comportamenti e le attitudini.

Dopo questo excursus, ve la sentite ancora di avviare un’educazione/apprendimento basandola unicamente sul rinforzo positivo o negativo (wurstel se fa bene, no se fa male)?