Iris accosta Beccaccino

Iris accosta Beccaccino

La mia prima volta in Irlanda è stata nel 2003 e fu un’esperienza magnifica. Dopo di che ho girovagato per l’Europa del Nord alla ricerca di altri ambienti umidi che ospitassero beccaccini in cui immergere i giovani Bracchi italiani da me allevati nel preciso intento di selezionare soggetti dotati per quella che (non solo io) considero la più bella ed impegnativa caccia col cane da ferma.

Però vi assicuro che l’Irlanda è rimasta al top! Andare fino in Irlanda??!!?? – direte voi. Ammetto che è un sacco di strada, da Milano 2000 chilometri, 26 ore di guida ininterrotte, in pratica un po’ più di una notte e un giorno senza sosta, ma vi assicuro che ne vale la pena. Del resto noi tutti “malati” di cinofilia, maciniamo chilometri a non finire, perché anche andare in Croazia o in Polonia non è proprio dietro l’angolo…. e quando si è in strada qualche ora di guida in più non fa differenza. Quello che conta è avere a disposizione magnifici terreni, ben ventilati, su cui i beccaccini sono distribuiti uniformemente. Del resto quella al beccaccino è l’unica vera caccia rimasta perché le starne in Italia sono scomparse (ed anche altrove spesso non son più veramente selvatiche) e perché per fermarlo i cani devono avere grande “mentalità” di cerca, naso sopraffino (che gli consenta di avvertirlo a grande distanza) e ferma perentoria che lo blocca in modo da lasciare al cacciatore il tempo per arrivare a servire il cane inevitabilmente a notevole distanza: nessun’altra caccia è altrettanto impegnativa, nessun’altra caccia è altrettanto selettiva, nessun’altra caccia consente di mettere altrettanto in luce le doti stilistiche e d’efficienza del cane… (ed altrettanto dicasi per il cacciatore!). Il fagiano (quando è selvatico) cerca rifugio nei cespugli o lungo le siepi e se è in campo aperto pedina ostinatamente, ma – quel ch’è peggio – s’alza in volo mentre sta correndo, vanificando così la possibilità che il cane lo fermi; se invece si fa fermare generalmente vuol dire che veramente “selvatico” non è. Non a caso i “vecchi” cinofili dicevano che il fagiano si caccia con lo Springer o in battuta. La caccia al beccaccino invece è letteralmente “un altro pianeta”, l’unica “vera caccia classica” che ci è rimasta, l’unica verifica che distingue i Despresi della Bassa Brianza impegnata nel captare l’effluvio del beccaccino da riportare grandi cani dalle “mezze calzette”. Ma torniamo all’Irlanda.

Beccaccino

Beccaccino

Malgrado la sua collocazione nordica, il clima è temperato per l’influenza della corrente del Golfo, con temperature oscillanti dai 4 ai 7 C° e frequenti pioggerelline che conferiscono un verde panorama unico nel nord Europa, grazie al quale viene chiamata “l’isola di smeraldo”. E dal mare tira sempre una brezza che esalta le doti olfattive dei cani. I terreni da beccaccini sono per lo più le torbiere che si estendono a perdita d’occhio, inframmezzate qua e là da piccoli appezzamenti da cui viene estratto materiale combustibile (per l’appunto la torba) da bruciare invece della legna. Ed a noi – abituati alle risaie della “bassa” con temperature che vanno da molti gradi sotto zero al soffocante caldo estivo – sembra fin troppo bello camminare in quei paradisi dal sorger del sole sino a quando il buio di magici tramonti nasconde i beccaccini che si rubano raso terra, confondendosi col color dell’erica. Ma non crediate sia tutto così facile, perché la torbiera a volte tradisce e l’occhio deve continuamente spaziare dalla visione del cane a dove si mettono i piedi, per evitare insospettati avvallamenti in cui può capitare di “fare il bagno”. Com’è ovvio aspettarsi, in un ambiente del genere i cani si comportano meravigliosamente, anche perché nelle torbiere ci stanno beccaccini, pochissime grouse e qualche rara lepre che però – forse per l’acqua che copre il terreno – non lasciano scie e che quindi i cani ignorano. I soggetti dotati di cerca spaziosa, là imparano ad allargare ancor di più, tirati dal naso ed intenti a catturare le particelle odorose dei lontani beccaccini portate dalla brezza costante, che induce il cane a portare ben alta la testa. Si assiste così ad azioni spettacolari ed a conclusioni da manuale. Inoltre il costante strato d’acqua che ricopre il terreno incoraggia i Continentali italiani ad adottare l’andatura che è tipica delle loro razze, mettendo in mostra quel trotto spinto che incanta chiunque li veda. Non a caso gli accompagnatori – che mai avevano visto prima un Bracco italiano – non facevano che ripetere entusiasticamente “beautiful!!!”, incantati dalla bellezza dell’andatura, dall’eleganza e dall’efficienza delle conclusioni a grandi distanze che consentivano al cacciatore di raggiungere il lontano cane in ferma per servirlo efficacemente. Ed infatti – pur sparando solo ai beccaccini fermati dal cane – i carnieri realizzati sono stati di tutto rispetto. L’Irlanda è la palestra ideale per forgiare i giovani cani beccaccinisti (a condizione ovviamente che abbiano l’attitudine a fermare questo selvatico, precedentemente accertata in Italia) in cui le loro doti naturali vengono esaltate e consolidate, per quindi successivamente adattarsi alle più problematiche e difficili condizioni di caccia delle nostre risaie dove le meno favorevoli condizioni olfattive necessitano soprattutto di maggiori capacità di discernimento. Quindi la trasferta in Irlanda è importante per inculcare nel giovane beccaccinista i comportamenti di base indispensabili per un proficuo esercizio di questa caccia elitaria, e sarà un’esperienza fondamentale per poi superare con successo le maggiori difficoltà che si incontrano sui terreni italiani. In questa settimana di caccia ho visto fiorire un Bracco italiano di cinque mesi ed una pointerina di sei mesi!. A conclusione di queste note, non posso trascurare di esaltare i meriti della famiglia Rizzini che da circa vent’anni organizza caccia e pesca in quell’isola magica. Fui il primo ad andar là a cacciare beccaccini nel 2003 e ricordo ancora l’eccezionale sportività di Carlo Rizzini che utilizzava un calibro 410 e che con quel fuciletto simile ad un giocattolo faceva tiri miracolosi. Anche questa volta la sua famiglia ci ha assistito così da farci scoprire ogni giorno incantevoli ambienti nuovi. La Signora Rita, moglie di Carlo Rizzini, ci ha ricevuti nella loro meravigliosa dimora, facendoci beneficiare di un’accoglienza tutta italiana, arricchita da cene squisite davanti ad uno scoppiettante camino. Oltre a ciò, erano disponibili recinti e canili perfettamente attrezzati, ambienti riscaldati in cui asciugare indumenti e stivali bagnati, nonché frigoriferi in cui conservare la selvaggina abbattuta. Insomma tutto perfetto in quel di Mullingar, a circa 150 chilometri da Dublino.