CACCIATORI DI MONTAGNA, DI BECCACCE E BECCACCINI

Il più felice non è assolutamente chi ammazza di più ne tantomeno chi trova di più e neanche chi ha i cani migliori, il più felice è semplicemente colui che trae il maggior godimento e divertimento nel trascorrere il tempo nel bosco o in montagna dietro la coda del proprio cane inseguendo le prede desiderate…….."magari in solitaria nel più alto rispetto di chi e di cosa lo circonda"

Il mezzo cane tratto da uomini da ferma di Giuliano Rizzi

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Non credo a quelli che sostengono di possedere un lotto di specialisti, servono troppa pazienza, troppo tempo e troppi selvatici, per farne uno.

Ma sono balle anche quelle dell’unico cane bravo nell’intera vita di un cacciatore, come se cascasse dal cielo. Quando da giovani si andava in discoteca quelli che avevano le donne erano sempre gli stessi, si trattava di doti, metodo ed applicazione. Con i cani è lo stesso, per cui chi nella propria vita venatoria ha avuto un solo bravo cane si chiami fortunato, non meritava neanche quello.

La costruzione di un bravo cane da beccacce è infatti si impresa ardua, ma è assolutamente alla portata dei volenterosi.

Più semplice riuscirci quando si tratta del primo cane, di quello coraggioso e forte, che hai fatto diventare bravo a forza di macinare kilometri. I problemi veri, grossi, cominciano quando vuoi aggiungerne un altro, quando vuoi un sostituto. Avere un solo cane ti lega infatti indissolubilmente alle sue doti, al suo stato di salute, alle sue condizioni di forma, senza possibilità di appello e con il punto critico del passaggio generazionale. Per cui dopo che finalmente sei riuscito a fartelo il cane giusto, inevitabilmente ti salta in mente di munirti anche del supplente: ” perché non si sa mai, se si fa male il primo? Se muore in un incidente? Se quando invecchia non avrò già pronto il suo sostituto? Anche per farlo respirare qualche ora».

Oppure decidi di munirti di un altro cane, giustamente, perché la caccia che fai implica star via diversi giorni consecutivi.

Inizia così un’altra avventura ma, strada facendo, ti accorgi che la costruzione del secondo cane non segue le medesime regole del primo, poiché, alle stesse difficoltà ne somma altre legate alla psicologia canina ed altre ancora derivanti dalla tua capacità di saper rinunciare a migliori carnieri, ottenibili semplicemente usando il cane buono che già hai.

Le prime complicazioni arrivano fin dalla scelta del secondo cane, il cuore che batte dalla parte di un soggetto in possesso di grande energia, e la ragione che invece ne consiglierebbe uno che l’abbia minore di quella del cane che già hai. L’ingresso in casa rimette poi in discussione le gerarchie; bisogna saper essere un capobranco per evitare che i nostri due gregari lottino per determinare una posizione di dominanza fra di loro, non lasciargli altra scelta che quella di sottomettersi e di andare d’accordo.

Bisogna evitare comportamenti parziali, come favoritismi verso il primo, che potrebbero derivare da un nostro senso di colpa per avergli portato a casa un concorrente, oppure verso il secondo, pensando in tal modo di agevolarlo a crescere. Però di fatto la parità non esiste, un secondo gerarchicamente c’è, e lui sa perfettamente di esserlo.

Annusa la nostra minore fiducia nei suoi confronti, sa di avere davanti a se un primo e per accettarlo dovrebbe poter disporre del difficile equilibrio del portiere di riserva, il quale per tutta la sua carriera calcistica accetta di essere chiamato in causa solo per coprire, temporaneamente, un buco, senza soffrirne.

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Per farlo bravo devi comunque portarlo fumi, ma poi ti accorgi che quanto più ti ostini a lavorarlo, tanto più rischi di far diventare secondo anche l’altro il quale, a seguito delle minori attenzioni che riceve, comincerà a perdere autostima, con l’involontario esito di trovarti fra le mani non uno, bensì due secondi cani. Però tutti puoi fare altrimenti, poiché se non lo lavori molto per farlo crescere, questo non sarà mai pronto ed allora tieni per lui le occasioni migliori, col primo in macchina ad aspettare, a caricarsi per poi esagerare e farti impazzire quando toccherà il suo turno.

Capisci quindi che con la decisione di mettere sotto il secondo, il mezzo cane, ti sei avventurato in una spirale perversa che complica la vita e può farti perdere anche quanto di buono avevi fatto prima. Lo status di «primo” e le abilità che ha acquisito sono infatti definitive, sono frutto di un continuo cuci e scuci, che dura l’intera carriera del cane e che sono soggette a recessione, in caso di errori gestionali.

Per poi non essere nemmeno certo che il secondo cane serva davvero quando, per raggiunti limiti di età, il primo abdicherà.

Potrebbe infatti accadere come a quegli Eredi al trono i quali, causa la longevità del titolare, sono nel frattempo divenuti troppo vecchi , iniziare a comandare, e quindi nella successione rischiano di farsi superare dai propri figli.

Certamente uno e mezzo sarebbe il giusto, un prim’attore ed un secondo mezzo cane di scorta, preziosissimo nei ritagli di tempo e di terreno. Ma, prima di mettere sotto la metà, bisogna essere sicuri di averne effettivamente molto bisogno. Ed occorre anche prima accertarsi che le energie di cui si dispone (tempo e soldi), siano sufficienti per un’avventura impegnativa, complicata, di poche soddisfazioni, che potrebbe altrimenti rivelarsi controproducente.

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1 Comment

  1. enrico

    quanto e’ vero cio’ che scrivi.ti stimo.

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