Quando non si hanno idee per risolvere problemi la cosa più facile da fare è perseverare con quelle degli altri, specie se non creano problemi al potere, anche se i problemi non li risolvono. E’ una regola della politica, che non a casa da quasi cinquant’anni guida le autorità che dovrebbero occuparsi della difesa dell’Orso bruno marsicano.

Sono stati 135 i collaboratori che nel tardo scorso autunno hanno partecipato all’ultimo censimento dell’Orso marsicano; tutti spinti da una grande buona volontà di fare qualcosa. Hanno contribuito all’ennesimo conteggio degli orsi sopravissuti, e ne è uscito il solito pianto greco dell’ovvietà: di orsi ce ne sono sempre di meno. Nessuno ha pensato che se quelle 135 persone fossero state utilizzate per seminare qualche campo di granoturco avrebbero fatto di più per l’orso che non andando a spasso per il Parco a bearsi delle loro osservazioni (certo, comprendiamo bene che tra lo zappare un campo ed una bella binocolata ad una animale sempre più raro, c’è una certa differenza. Se fossero stati chiamati a zappare, forse di quei 135 volontari se ne sarebbero presentati solo 35: ma avrebbero fatto per l’orso molto di più che 135 andati a godersi l’ennesima giornata di “bearwatching”, ovvero contribuendo al disturbo che da quasi 50 anni è la vera ragione – da tutti sottaciuta perché “politically incorrect” – della dispersione dell’orso marsicano e quindi della sua lenta ma progressiva diminuzione!).

Ora apprendiamo che altri volontari colmi di buona fede e speranze in quelle autorità che da quasi 50 anni non hanno fatto nulla per salvare l’orso, sempre pronti ad organizzare conferenze, convegni, conteggi, iniziative turistiche, loghi e slogan “orseschi” – per soddisfare i turisti, ovviamente –, adesioni a PATOM vari, ecc., si sono incontrati con la nuova dirigenza del Parco (quante nuove dirigenze, una peggio dell’altra, si sono succedute in questi cinquant’anni, tutte originatesi da uno stesso passato! Come nelle dittature, quanto si abbatte un capo per metterne un altro che sia però garante della stessa dittatura, guardandosi ben dal dare la voce al popolo per creare una vera democrazia; ne è pieno il mondo, e mai che in quei Paesi si sia risolto qualcosa: solo alternanze di potere per mantenere il potere). Tornando al Parco d’Abruzzo, mai una che avesse veramente risolto il problema dell’orso!

E, difatti, ancora una volta da quell’incontro ne è uscito un comunicato stampa dal quale si apprende che le proposte avanzate e discusse sono sempre le stesse che negli ultimi cinquant’anni hanno portato l’orso marsicano alla drammatica situazione di oggi. Eccole, in sintesi: eliminare le cause della mortalità, ma proponendo cose che non ne sono le reali cause! Perché, se oggi il rischio di estinzione è legato alla bassa presenza di femmine riproduttive, la vera cosa da capire è perché questo numero di femmine si sia vieppiù ridotto. Ovvio che oggi il rischio di estinzione sia legato al rischio di mortalità. Ma come mai la popolazione non è aumentata di numero dagli oltre 100 esemplari del 1970 e si è invece dispersa in mezzo centro Italia, quando in altri Paesi, forse un po’ più seri del nostro – USA, Spagna, Norvegia – è successo l’inverso? Questo nessuno lo dice. Eppure è la vera ragione della diminuzione della popolazione, perché è ovvio che con la dispersione c’è stata anche una riduzione della natalità, oltre che un aumento della mortalità a causa della presenza dell’orso in luoghi dove il rapporto con l’uomo non è lo stesso che esisteva ed esiste nel Parco d’Abruzzo e suoi circondari.

Quando l’orso marsicano non ci sarà più, siamo certi che tutte queste persone si assolveranno e faranno di tutto per far dimenticare le sciocchezze proposte e reiterate che hanno portato l’orso all’estinzione. Solo qualche pastore, qualche contadino (se ancora ne sarà rimasto qualcuno), qualche ex Guardiaparco, si chiederà per l’ennesima volta perché non si è provato a fare quello che altri avevano proposto, come: chiudere al turismo vaste aree del Parco, seminare campi di granoturco ed altri cereali; incentivare la pastorizia ovina; controllare cinghiali e cervi; bloccare a tutti i progetti di urbanizzazione del territorio (strade di ogni tipo, centrali eoliche, impianti fotovoltaici, rifugi, alberghi, ecc.); tutte cose che non avrebbero prodotto effetti negativi e che magari si sarebbero rivelate positive ed efficaci? La risposta è semplice: non si poteva e non si deve correre il rischio che si debba un giorno dire avevano ragione loro ed avevamo torto noi! Non bisogna neppure provare, col rischio che quella ragione e quel torto possano essere effettivamente confermati! Uno smacco inaccettabile, che sa più di politica che di ambientalismo (ed in effetti, è stata spesso la politica che ha guidato le nomine dei dirigenti in questi ultimi cinquant’anni, più che una vera competenza!).

E allora avanti con le stesse idee sbagliate di sempre, scaturite dalle stesse persone di sempre, avanti verso l’ultimo orso bruno marsicano da sottrarre al totale dei viventi per giungere al numero zero: se non altro si finirà così di contarli!

Per queste persone, i nemici sono sempre i pastori ed i cacciatori. I primi, ora, anziché apportatori di risorse alimentari, addirittura visti come trasmettitori di malattie! E poi, la solita caccia: da chiudere in tutte le zone esterne del Parco (cosa che farebbe automaticamente aumentare il bracconaggio!), da chiudere per principio visto che MAI nessun orso è stato ucciso dai cacciatori dopo le cacce reali degli anni venti del secolo scorso. Non è chiudendo la caccia che si elimina il bracconaggio, perché il bracconaggio è tale proprio perché è tale e nessuna legge lo ha mai impedito. Solo un buon rapporto sociale con cacciatori, pastori ed agricoltori può ottenere effetti positivi, non leggi e provvedimenti vessatori; ma logica e saggezza spesso latitano in certe lucide menti! Provvedimenti inutili che sono proprio quelli che ha proposto la “commissione” di ambientalisti che ha recentemente incontrato le autorità del Parco: l’uso del veleno da evitare (come se fosse possibile!), dovuto alla rabbia dei pastori male indennizzati (ma questo nel “cordiale e costruttivo” incontro non si è parlato); la velocità delle auto sulle strade, da ridurre perché in 50 anni si sono verificati due soli fatti del genere; la chiusura delle vasche per l’abbeverata (o, meglio, dell’unica esistente nella regione del Parco), solo perché in cento anni ed oltre è noto un unico caso di morte per annegamento di un’orsa ed il suo piccolo. E poi, il problema degli “orsi confidenti”, da risolvere, ma guardandosi bene dall’indagare sul perché questo fenomeno non esisteva un tempo e si sia presentato solo dopo l’inizio delle ricerche e dei radiocollari. Ovviamente, silenzio assoluto sulla presenza di orsi senza una zampa, eppure anche questa un fatto riconducibile all’uomo.

Infine, la richiesta geniale: arrivare rapidamente alla rimozione delle cause della mortalità”. Bell’idea! Peccato che le cause reali non siano state per niente affrontate nel “cordiale e costruttivo” colloquio.

Per concludere: prepariamoci. Non passerà molto tempo che gli studiosi e gli ambientalisti proporranno alle autorità l’introduzione di Orsi dalla Slovenia per rinsanguare la popolazione. Con buona pace degli abruzzesi (si intende la gente, non l’orso), che ci auguriamo sappiano almeno opporsi a furor di popolo contro una tale idea.

E intanto, auguriamoci anche che con la Pasqua gli orsi sentano l’arrivo della primavera e provvedano da soli là dove l’uomo non ha potere di interferire se non… (Dio ce ne guardi!) rinsanguando la popolazione.

Franco Zunino

Segretario Generale AIW

Già studioso dell’Orso bruno marsicano (da sempre interessato alla sua protezione)