PER NOI CHE SENTIAMO QUESTO IMPULSO IRREFRENABILE, AD USCIRE DI CASA CON IL PROPRIO CANE, COL SOLE O CON LA PIOGGIA, PER CAMMINARE GIORNATE INTERE PER BOSCHI E MONTAGNE. CI SIAMO MAI DOMANDATI RAZIONALMENTE CHE COSA E’ OGGI, PER NOI CACCIATORI LA CACCIA, E COME AL DI LA DELLE LEGGI E DEI REGOLAMENTI, IL CACCIATORE DEBBA IN ALCUNE CIRCOSTANZE COMPORTARSI.

La caccia milioni di anni fa ha permesso all’uomo di sopravvivere ,e appunto grazie all’uomo cacciatore intere popolazioni e forse l’uomo stesso non si sono estinti .

L’uomo cacciatore era considerato la persona più importante all’interno della comunità, e lo è stato per millenni, anche dopo che l’uomo da nomade, ha imparato a coltivare i terreni ed è diventato stanziale.

L’uomo cacciatore ha sempre avuto un ruolo importantissimo all’interno del villaggio dove era trattato con grande rispetto .

Nel mio peregrinare per l’Africa, ho avuto la fortuna di incontrare e conoscere ancora qualcuno, che ha vissuto, nel senso letterale della parola, grazie alla caccia.

Ricordo sulle montagne del nord-ovest del Camerun ,una mattina capitammo in un bellissimo villaggio, C’era un gran silenzio ed un senso di pace e di tranquillità regnava in questo posto.

Al centro del villaggio c’era una piazza tenuta perfettamente pulita, e al centro della piazza c’era una grande pianta, davvero enorme che faceva ombra su tutta la piazza, sotto alla pianta tutto attorno all’enorme tronco c’erano dei sassi squadrati lucidissimi .

Servivano da sedili per gli anziani e per gli uomini che poco alla volta uscendo dalle loro capanne vennero a salutarci e poi si sedettero su questi sassi ai piedi della pianta.

Fra questi uomini c’e ne era uno con una gamba spezzata ,guarita male che zoppicava talmente che per lui camminare era un problema.

Si chiamava Abouki e fu il primo che Frank non solo salutò, ma abbracciò con un certo trasporto.

Quando tutti i convenevoli furono esauriti e ripartimmo per la caccia con una guida ed un tracciatore che il capo villaggio ci diede, io mi affiancai a Frank e gli chiesi del vecchio, mi spiegò che era stato un grandissimo cacciatore, quello che gli aveva insegnato tutti i segreti della brusse, quello che, quando era ancora ragazzo, gli aveva insegnato a cacciare tutti gli animali dal bufalo al leone.

Lui il cacciatore lo faceva davvero per sfamare la sua famiglia e quando poteva per tutto il villaggio, poi in un incidente si era rotto una gamba e come diceva lui “questa maledetta gamba ,non aveva voluto guarire “e lui non aveva più potuto andare caccia.

Aveva una sola moglie anche lei vecchia e non era cosi ricco da comprarsi una moglie giovane . Però tutto il villaggio ricordando come con generosità aveva diviso le sue prede con tutti, lo aiutava ricambiando la generosità di allora.

Questo che alla fine degli anni ottanta ho avuto l’occasione di conoscere, era ancora UN CACCIATORE che girava per la savana con arco e frecce, con lo scopo di sfamare se e la sua famiglia, e questo ci dice che il ruolo del cacciatore è stato anche ai giorni d’oggi nelle popolazioni rimaste al sicuro dalla civiltà, un ruolo importantissimo anzi fondamentale.

Ma noi che viviamo in pieno la civiltà dei consumi e dove l’ultima cosa a cui pensiamo e quella di come procurarci il cibo, anzi abbiamo il problema inverso dobbiamo stare molto attenti a non mangiare troppo perché oggi a differenza di un tempo il grande rischio é quello di morire anzi tempo perché mangiamo troppo, io mi domando perché andiamo caccia? o meglio perché non possiamo fare ameno d’andare a caccia?

Ebbene questo impulso che abbiamo dentro di noi questa necessità , per cui, per soddisfarla, siamo disposti a rinunciare ad un sacco di cose, penso sia alimentata non tanto dalla voglia di uccidere, ma piuttosto dai contatti che abbiamo con un mondo, quello della natura, rimasto intatto che non ha subito lo stress della così detta civiltà, che si muove con ritmi completamente diversi dai ritmi che la civiltà attuale impone.E quindi ogni volta che ci lasciamo alle spalle il modo di vivere spasmodico, e innaturale con cui affrontiamo ogni giorno la nostra vita, improvvisamente scopriamo che la vita è ancor più bella di quanto già pensiamo, ma a differenza di uno che va a spasso, il cacciatore, che comunque resta sempre tale, entra nell’ambiente in modo molto più profondo, vuol e deve conoscere la natura in tutti i suoi particolari, non solo gli animali che caccia, ma vuol e deve conoscere le piante gli insetti , e tutto quel mondo animale che ruota attorno all’oggetto dei suoi desideri.

Tutto questo inevitabilmente lo porta ad una conoscenza profonda della natura , come per certi aspetti pochissimi hanno, e quindi a vedere ed apprezzare cose e situazioni meravigliose che solo il cacciatore riesce vedere e a capire.

E’ inevitabile che tutti gli altri vedano le cose troppo da lontano ,per capirle ed apprezzarle.

Ma il ruolo del cacciatore moderno soprattutto dove l’antropizzazione ha raggiunto livelli di guardia non si deve limitare a guardare o raccogliere i pochi frutti che ancora la natura gli offre, oggi , secondo me, ha o dovrebbe avere la funzione di salvaguardare l’ambiente e gli animali che sono oggetto delle sue cacce, dovrebbe capire che i prelievi devono essere giusti, per mantenere intatto il patrimonio faunistico che gli è stato “affidato”, usando con intelligenza tutta la tecnologia che ha a disposizione, che non deve servire ad uccidere di più ,ma a godere meglio i propri cani, per esempio, o poter uscire anche quando il tempo e inclemente senza subirne le conseguenze …..

Oggi anche sulle armi sulle munizioni ogni giorno vengono proposte innovazioni tecnologiche tutte ad esaltare la possibilità di aumentare il numero delle prede.

Nell’ambito della caccia agli ungulati carabine con ottiche che permettono di sparare a 5/600 metri, trasformando coloro che le adottano da cacciatori in cecchini e dove secondo me la caccia non centra assolutamente più nulla.

Ma anche nella caccia con il fucile a canne liscia oggi vengono proposte soluzioni che secondo me non hanno senso.

Fucili con all’interno una spirale che tende ad allargare la rosata, o cartucce cosi dette dispersanti che nella sostanza ci raccontano che puoi uccidere una beccaccia anche quando la sbagli…o ti raccontano :”be visto che non ci prendi ,io ti do con questo fucile e con queste cartucce la possibilità anche a te di pavoneggiarti con gli altri cacciatori mostrando finalmente le tue prede”.

Ma qual’ è il prezzo da pagare a questi marchingegni che effettivamente ti possono far raccogliere selvatici che in effetti avevi sbagliato, questi marchingegni, come contro partita, hanno la effettiva possibilità di ferire molti animali che poi, vanno a morire diventando nella migliore delle ipotesi, pasto per volpi o falchi.

Trovo che l’impiego di questi escamotage sia un ennesimo modo per farsi del male per oltraggiare quegli stupendi animali ,di cui dovremmo avere grande rispetto, che dovrebbero allietarci e farci felici anche solo quando il nostro cane li trova e che volendo ucciderne qualcuno, questo stupendo rito deve essere frutto dell’azione combinata del tuo cane e della tua bravura nello sparare e non frutto di una tecnologia, che ti illude sulle tue effettive capacità , ma che purtroppo lavora nel tempo contro di te e contro tutti noi.

Siccome poi nessuno ha più bisogno di selvaggina per sfamare la famiglia ,siccome soprattutto in certi paesi gli spazi ancora naturali tendono a diminuire e con loro inevitabilmente gli animali che amiamo cacciare, trovo che queste tecnologie siano da abolire, o meglio il Cacciatore consapevole e che soprattutto ama i suoi animali non dovrebbe adottarle.

E’ come se uno andasse a rubare nel proprio pollaio ,é come se anziché prendere di volta in volta il pollo o la gallina che ritiene di prendere ,entrasse nel pollaio con un bastone distribuendo bastonate destra e a manca e alla fine per prendere un pollo ne ferisce altri tre o quattro.

Lasciamo a casa la competitività con gli altri cacciatori, io penso che a caccia la competitività sia uno dei mali peggiori, che non ti permette ti vivere le tue giornate di caccia con serenità ,che innesca azioni disdicevoli e controproducenti sempre e che nel tempo paghiamo tutti a caro prezzo, Impariamo ad andare caccia per soddisfare noi stessi e non per poter raccontare l’avventura al bar.

Da quando non ho più bisogno del plauso degli altri, la caccia è diventata molto più bella, comunque vada la mia giornata di caccia la sera torno sempre felice.