Sicuramente due facce la G.C. le presenta. Una è quella primaverile, su coppie. L’altra, autunnale, alla ricerca dei branchi. Le prime, field di primavera, possono lasciar adito ad interpretazioni diverse circa il pretendere un lavoro più o meno regolare e di minor o maggior profondità e ti può capitare di veder messo alla porta un soggetto per una coppia magari lasciata indisturbata ad amoreggiare nell’angolino intimo. Viceversa troviamo chi di una coppia lasciata se ne frega a patto di trovarsi al cospetto del coraggio che la grande cerca impone.
Questo per le primaverili. Per le seconde, quelle corse in autunno, viceversa, l’unica interpretazione possibile, valida e soprattutto utile, è la caccia, senza compromessi né sconti. E tra tutte quelle prove corse in autunno ritengo che quelle disputate lo a novembre in Serbia siano quelle che presentano il conto maggiormente salato ai nostri trialer. Soprattutto per i più tiepidi ed i meno dotati di quella intelligenza venatoria che rimane l’unico elemento che tiene ancora legato il lavoro del trialer al significato più intimo della caccia e del perché ha ragione di esistere ancora il cane da ferma.
Vedi i terreni e dici: “ azz…..”, e qui chi lo gestisce il trialer ?
Un intervallarsi di arati, frutteti, gerbidi a volte anche estesi a rendere difficoltoso il contatto visivo, grani che tentano di prender vita ma ancor poco più che germogli ad ingarbugliar la matassa anche ai più virtuosi. Poi sciogli i cani e capisci che lui, il virtuoso, non ha bisogno di essere gestito, è lui che gestisce. Terreno, vento ed emanazioni. Lui, il direttore d’orchestra ad interpretare lo spartito originando melodie. Sempre nuove e mai monotone.
Qui certi lavori meccanici e standardizzati vengono soffocati, spariscono, collocando questi interpreti nella mediocrità. E a chi sostiene che la Serbia proprio per la sua particolare tipologia di vegetazione e/o colture nel periodo autunnale impedisca al trialer di esprimersi ad alti livelli, impedisca le grandi azioni, dico no. Assolutamente no !
Solo a soggetti ammaestrati o, se preferite instupiditi, capita di non esprimersi al massimo. Pusillanimi intimoriti dalle mille decisioni che son costretti a prendere in rapida e continua successione.
Sulla sponda opposta altresì, alcuni commenti ascoltati mi fanno alzare un grido d’allarme. E sono quei commenti che indicano come esagerazioni le espressioni massime, il lavoro nella nota più alta, solo perché più difficile è il controllo visivo. Attenzione a non prostituire l’essenza della grande cerca a favore di mediocri lavori che con il trialer nulla hanno a che spartire. Qui la “globalizzazione” del lavoro svolto dai soggetti non deve esistere. Sarebbe la fine della selezione. Oltre alla Serbia, Polonia, Francia, Grecia, teatri a loro volta delle autunnali gesta dei nostri trialer, tutti con caratteristiche diverse e tutte altrettanto valide, contribuiscono a fornire i tasselli che formano il puzzle del trialer ideale e non devono mancare.
Quando sei in Serbia però….ti senti il fucile in spalla.
Tratto da www.marzales.it
Alberto Facendi
Grandissimo !!!!!