1 (3)Oscar Monaco è un personaggio che non ha bisogno di alcuna presentazione. Credo faccia parte di quella ristrettissima cerchia di persone che ebbero la fortuna di sperimentare il livello più profondo dell’amicizia di Romano Saladini Pilastri. Ci affida i suoi ricordi in uno scritto sintetico ma ricco di significato.


La classe, l’intelligenza, la cultura, queste le doti di Romano Saladini Pilastri, unite a queste la grande gentilezza d’animo od il dono di riuscire simpatico e farsi stimare. Esperto cacciatore, amava le caccie di montagna. le frequento sul nostro Appennino ed in vari paesi d’Europa.

La sua caccia preferita fu quella alle cornici. La grande passione per il cane da ferma la esaltò nel contesto della gloriosa cinofilia marchigiana. La sua razza preferita furono i pointer che allevò con l’affino “di Roventino. Negli anni quaranta-cinquanta partecipò con successo alle prove con propri sogge2 (3)tti. Divenne giudice di prove e subito si fece apprezzare e stimare per la sua competenza, esperienza e sportività. Entrò a far parte del novero dei grandi Giudici Internazionali, ove fu sovente il rappresentate della cinofilia Italiana più stimata. Si esaltò con l’amatissimo trialer pur avendo sempre presenze la precisa visione della funzione venatoria. Tenne a battesimo due generazioni di futuri giudici, con il suo dolce carattere trasfuse le sue competenze, esperienze ed i suoi sportivissimi principi. Consigliere del’ E.N.C.I. per circa vent’anni, con la sua esperienza e competenza fu impegnato in numerose iniziative: promotore e valorizzatore delle prove a quaglie (classiche) sugli altipiani dell’Appannino. Sostenne le prove di alta montagna su coturnici. Molle manifestazioni cinofilo dell’Italia centro meridionale furono da lui volute ed in seguito sostenute. Piacevole conversatore amava trattenersi con gli amici nel dopo cena e fino a notte inoltrata continuava a tenere banco con piacevoli argomenti di caccia, di trailer di prove rese ancor più interessanti per i numerosi aneddoti. Chi ebbe la fortuna di essergli vicino, ricorderà le sue grandi doti umane ed il profondo senso dell’amicizia.
Oscar Monaco

Giancarlo Mancini che ha caratterizzato la cinofilia italiana come giudice, allevatore con l’affisso “Magis” e come divulgatore di cose cinotecniche e venatorie con innumerevoli pubblicazioni sa “Diana Caccia’ e su molte altre riviste del settore, autore anche di un libro che rivisita in chiave moderna In storia, le tecniche selettive, l’addestramento del setter inglese di cui è allenatore appassionato e tifosissimo, cosi ci ricorda Romano Saladini Pilastri.

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Anno 1970. Periodo magico quando anche in Italia, potevi trovare ovunque terreni e selvaggina che sembravano essere stati creati apposta per la valorizzazione del grande cane da ferma, non robotizzato, ma che sapeva unire all’essenza di razza le doti pratiche e venatorie che non devono mai staccarsi dal vero campione, forgiato infine per tale scopo. Riserve e zone di ripopolamento e cattura, al nord come al centro, dove le starne cerleccavano all’alba numerose mentre i prati di primavera sembravano ancora più verdi e le stoppia d’estate alte e fragranti di grano appena mietuto, erano sicuro rifugio di brigate copiose e mai disturbate. In questo clima è maturata in mia passione cinofila, quando si conoscemmo i nomi e le genealogie di tutti i campioni esistenti, i loro dresseur e gli aneddoti della loro vita. Il viterbese allora, con Pian di Giorgio, Settevene, Monterato, Sutri, La Cipollara, erano i miei eden, dove ci tuffavo quasi ogni giorno e sempre in occasione degli incontri trialistici che puntualmente venivano messi in calendario da quel glorioso Gruppo Cinofilo. Dapprima li frequentai come spettatore e concorrente, poi come Giudice: sempre però con la consapevolezza di essere non tra i principali attori, che recitavano in quel magnifico palcoscenico e verso i quali ebbi sempre riverenza e rispetto. Due parole ormai abolite, dal vocabolario della lingua italiana, personaggi che ebbero i natali nel territorio Ascolano e che oggi dobbiamo ricordare, rispondono ai celebri nomi di: Ing. Saladini Pilastri, Comm. Nino Aleandri, Dott. Ottorino Cocci, Avv. Camillo Valantini. L’ing. Romano Saladini Pilastri, la sua esile e distinta figura, nascondeva una tempra, d’acciaio ed una forza d’animo, caratteristica dei signori d’un tempo.4 Appassionatissimo dal cane da ferma e soprattutto del pointer, amava il vero Trialer, quanto detestava il docile fannullone, perché Trialer anch’esso, quando sedeva sa una veloce autovettura, per quanto mi riferivano gli altri, perché io stesso non volli partecipare ai suoi rally. Varcò più volte la Manica, per essere presente alle Prove inglesi e scozzesi e rendersi personalmente conto di ciò che fossero lassù quelle razze, create da quei grandi-sportmens e allevatori ma valorirate da noi. In una di queste gite, come mi disse lui stesso, cercò una sposa per il celebre Gordon Kent, che mi sbalordì al Petrano, ma non so se poi, il matrimonio andò a buon fine.

Lo ricordo ancora per la sua pacata andatura, macinare terreno senza nulla lasciare alla visione completo del turno. Il suo emblema caratteristico erano i pantaloni rivestiti di tela impermeabile, per difendersi delle dalle erbe e dall’umidità e per sempre lo ricordo cosi, camminare per ore ed ore senza mai scomporsi. Ebbi l’onore, più volte, di essere il suo assistente, anche quando mi preparavo agli esami e molti suoi insegnamenti sono stati preziosi ed ancora mi riecheggiano nella memoria e li ho costantemente seguiti, perché tecnicamente validissimi. Nelle relazioni finali sapeva far rivivere l’intera prova, turno per turno, spesso emozionandosi e contribuendo a creare sempre di più quei colossi leggendari che furono i numerosi Campioni di quell’epoca. Cacciatore infaticabile, come furono gli altri che nacquero e vissero nello sua regione, amò la montagna e soprattutto il suo splendido frutto, la coturnice, che rappresento a più bel diadema dei suoi suggestivi panorami montani. Oggi il Trofeo Saladini, programmato in zona Alpi, lo ricorda, ma sarebbe stato più affascinante correrlo nelle balze dell’Appennino, dove seppe con abilità valutare la gloria delle razze inglesi, avendolo seguite dai moors della Scozia alle stoppie della Maremma, come nelle aspre cime del Marrone e della Maiella

Giancarlo Mancini