AFTER CON IL RIVALE STORICO GIP DI PIERINO COSSALI

AFTER CON IL RIVALE STORICO GIP DI PIERINO COSSALI

Bene o male anche quest’anno il trofeo Saladini Pilastri è giunto al termine. A circuito finito sono d’obbligo alcune riflessioni. Assurda anzitutto la tirata di otto prove in nove giorni. Assurda ancor di più perché causata non da problemi tecnico-organizzativi, che ne sono stati viceversa la conseguenza, bensi da non corretti comportamenti umani. Per non corretti intendo superficiali, approssimativi, tendenziosi a volte, comunque zeppi di incomprensioni che non si vogliono risolvere.

Bastava guardare i volti ed ascoltare i discorsi di alcuni concorrenti il giorno di Aosta, ultimo dei nove, per renderci conto che qualcosa di bello, che avrebbe dovuto farci godere, si era tradotto in calvario. Falsando anche l’aspetto tecnico. A ridare un sorriso a tutti noi, i galli. Tantissimi incontri in tutte le prove. Altissimo il numero degli incontri al Pasubio, bel riscatto di Le Mandelon, conferme positive per Aosta e Ticino, ottimo il Visentin, non sono al corrente di Imperia. 

Sotto le aspettative Cuneo e il Grappa, mi dicono. E poi Bergamo. Per questa prova bisogna fare un discorso a parte. Ottime sempre per incontri le due batterie corse su galli, disastrose quelle corse alla ricerca di cotorni. Non tanto per la mancanza di quest’ultimi, evidenti segni sul terreno dimostravano il contrario, bensi per la mancanza di cani idonei per cacciarli. Ed questo è un segnale che non possiamo ignorare. Ritengo che unitamente alla grande cerca, anche se per motivi diversi, le prove di montagna rappresentino il più importante strumento di selezione per i nostri cani. Le prove di montagna corse su cotorni, soprattutto. Finito il cane da coturnici sono convinto finisca il vero esponente dalla caccia in alta montagna e forse il cane da montagna in generale. Le batterie di Bergamo corse su cotorne sono li a dimostrarlo. Sopratutto si sta perdendo il punto cardine del lavoro del cane da montagna: l’autonomia di cerca. Figlia del coraggio e dell’intelligenza viene esaltata dall’esperienza e dalla capacità di saper soffrire. La più bella risposta a tutto ciò si chiama Po’, setter inglese di Piero Cossali, vincitore dell’edizione 2002. Forse unico vero esponente rimasto della caccia in alta montagna a cotorni dell’intero circuito, quest’anno raggiunta quella positività sugli animali che in passato lo aveva tradito, ha messo in fila tutti. Questo è l’aspetto maggiormente positivo del Saladini 2002: ha vinto il vero cane da montagna. Da prendere come esempio. Sottotono attori del passato: Paco di Cavaglià, Berus di Pedraglio, Nero di Cossali, Bach di Pelamatti: regolare il Pier di Anesa, alla fine secondo. In positiva ascesa Canon di Tartari e Randa di Ferla.Tre giovani alla ribalta: Kevin di Virano-Pelamatti, Caino di Cavaglià e la pointer Lady di “spazzacamino” Buletti.Diranno la loro. Sempre a proposito di pointer, alla riscossa Indù di Onesti e Nyaca di Baudet, entrambi cartellinati. Ancora non continuo il primo ma in possesso dei requisiti per poter arrivare ai vertici, con qualche capriccio ancora la seconda. Aspettiamoli. Ultima nota, ahimè dolente, il convegno di Bergamo. L’occasione è stata ghiotta per…..coprirci di ridicolo. Anche non male i temi da trattare, malissimo invece come sono stati trattati da alcuni relatori. Fuori tema, superficiali, senza mai centrare i problemi ( ma li conoscono ?…). L’importante non è fare le cose. L’importante è farle bene. Per non perdere la credibilità degli uomini e dei cani soprattutto. Non prostituiamo, per favore, questa cinofilia di montagna che, senza essere retorico, rimane la più vera. A mio sommesso avviso, naturalmente.

tratto da www.marzales.it