Rapace del Sole

Specialista : Colui che ha una specializzazione in uno specifico settore di lavoro .

Viene definito Specialista il cane che oltre alla particolare predisposizione, ha acquisito tutte le accortezze, esperienze e malizie necessarie per cacciare con rendimento, un determinato selvatico. La conoscenza dei luoghi che frequenta, delle sue abitudini e dei suoi comportamenti di difesa, diventa indispensabile.

E’ mia convinzione si nasca con spiccate inclinazioni, che purtroppo, non sempre vengono coltivate dall’uomo, ma quando questo avviene, con un impiego costante e continuo allora abbiamo un soggetto raro e pregiato “ Lo Specialista “. Beccacce, Beccaccini e Coturnici, sono le facoltà con i corsi di studio più frequentati e la Laurea, è sempre Honoris causa. La specializzazione, non si accompagna necessariamente a manifestazioni stilistiche e si può raggiungere un importante livello di concretezza, con comportamenti di utilità generale, anche se poco aderenti allo Standard. Ciò non può bastarci e un minimo di attenzione alle qualità di razza, ritengo sia auspicabile. Giulio Colombo, mi piace menzionare le sue citazioni, affermava: “ Per me lo stile si compendia, ad esempio, nella differenza fra il farla a cazzotti e il professare la boxe, e che il boxare con arte, ossia con stile, serve a rendere più efficaci i pugni e ad incassarne meno, ricorderò che gli atleti conoscono dello stile il valore pratico e non soltanto l’ estetico “. Così sembra essere una questione di puro rendimento, ma poi sempre Giulio Colombo, aggiunge : “ Per me cinofilo, lo stile è il baluardo contro il quale si infrange la babele delle razze, che non valeva la pena di selezionare per tornare a confondere “.

Spero di non essere frainteso, ma è la grande considerazione che ho per le prove specialistiche, che più di ogni altra, pur essendo finzione, rispecchiano i valori e le tradizioni della caccia vera, a suggerirmi che sarebbe opportuno, nei giudizi delle prestazioni, porre una maggiore attenzione alle caratteristiche di razza. Selvatici, terreni e comportamenti, non avendo subito alcun addomesticamento, sono sempre quelli di una volta, la preparazione e l’allenamento dei cani, sono particolarmente impegnativi e difficoltosi, vanno fatti esclusivamente nell’ambiente tipico, con tutte le limitazioni legislative e durante un periodo di tempo molto ristretto. Ultimamente il livello qualitativo dei cani, è molto migliorato, sarebbe sufficiente un ulteriore sforzo in favore dello stile, per impreziosire queste prove, che meritano rispetto ed attenzione, anche sotto il profilo del valore riproduttivo.

Generico : non approfondito, che rimane sul piano generale; indeterminato, vago, superficiale.

Per me in Cinofilia ha un diverso significato e viene attribuito al cane che sa destreggiarsi nella caccia alla selvaggina più svariata e non può essere considerato uno specialista per non avere maturato tutte le esperienze che si acquisiscono con la pratica di quella sola e caratteristica attività venatoria. L’ausiliare che sa comportarsi in modo conveniente su ogni selvatico, è un bene prezioso e gode tutta la mia stima e considerazione . La selvaggina tradizionalmente cacciata col cane da ferma, stanziale o migratoria, è invece il banco di collaudo delle prove di caccia. Nonostante il regolamento sia ben chiaro, le eventuali ferme su quaglia od altro migratore beccaccia compresa, permettono giustamente di entrare in classifica, mentre gli errori sulla medesima selvaggina, sono spesso perdonati e sinceramente non mi sembra tecnicamente corretto. Anche se il regolamento lo permette, non mi piace che nelle prove di caccia a starne, il comportamento dei cani sulle altre specie di selvaggina sia considerato solo per valutare la correttezza e il grado di addestramento. L’ambiente, le modalità ed i criteri di giudizio, sono gli stessi, non si richiedono particolari prestazioni favorevoli al reperimento di una specie piuttosto che di un altra, quindi i soggetti in concorso hanno l’obbligo tassativo di essere concreti e positivi in ogni occasione. Ecco perché acquista a mio parere valore, la definizione di generico, da non intendersi come riduttiva, ma meritoria e duttile. In prova specialistica invece, un cane, impiegato nel terreno caratterizzato dallo specifico habitat di quel selvatico, servendosi di tutto il suo mestiere, deve con astuzia, esperienza e conoscenza, dimostrare che il suo lavoro è teso al reperimento di quella determinata ed esclusiva selvaggina, e questa sua concentrazione, può giustificare la mancata ferma di un capo di diversa specie .

Il beccaccinista è forse lo specialista più particolare. Per mia personale esperienza, avendone portati molti in risaia, senza che mai, nonostante le tante occasioni, mi abbiano fermato un solo beccaccino, ritengo che molti cani , anche se buoni fermatori e avventatori, manchino dell’istinto a reagire con la ferma, all’emanazione del beccaccino. Questo diventa un limite perché diminuisce di molto i soggetti con buone probabilità di riuscita, ma accresce il prestigio di quelli che hanno questa dote .

Trialer: Il suo significato, non va ricercato nei dizionari , ma è comunque conosciuto da tutti gli appassionati della Grande cerca .

Sembrerebbe essere lo specialista per eccellenza, ma non è così. Il forte temperamento e una passione divorante, sono i principali requisiti per la sua identificazione, senza queste doti, non c’è Trialer . Chiaramente anche la costruzione riveste enorme importanza, ma non dimentichiamo che è il cervello a comandare la struttura e non viceversa. Anche la velocità molto spesso criticata e ritenuta dannosa è invece indispensabile e se potenza olfattiva, o prontezza di reazioni non sono adeguate, lo sono per loro deficienza, non per velocità eccessiva, ridurla in armonia con l’olfatto ed i riflessi, non è più il Trialer, ma il cane da caccia. Sue prerogative sono l’esuberanza e l’esasperazione che esprime in tutte le fasi del suo lavoro: il galoppo, l’avidità, l’azione, la cerca. In caccia questi comportamenti eccessivi, non servono, non giovano al carniere, e tanti cacciatori, sono convinti che il Trialer sia uno squilibrato inutile. Per me è l’essenza dell’Allevamento, che non riesco a concepire, senza ricercare la trasmissibilità delle sue doti. Anche a caccia prediligo i cani di grande coraggio, il rendimento è sempre il fine per cui si giustificano i mezzi, ma di fronte a manifestazioni che suscitano emozioni sono anche disposto a qualche rinuncia per il carniere. Il Trialer non è una razza a se, ma l’eccezionalità che la razza esprime. Una popolazione canina di soli Trialer, sarebbe dannosa, non avremmo più il cane da caccia, perderemmo tanti appassionati, ed anche le prove non avrebbero più ragione d’esistere. E’ convinzione diffusa, possano con merito, fregiarsi di questo appellativo, tutti i partecipanti alla Grande cerca . A mio avviso, lo sono solo quelli che si impongono per loro naturale peculiarità, ci sono tanti soggetti che con diritto concorrono in Grande cerca, ma non possono essere definiti Trialer, perché il loro rispetto della nota, più che per spontanea convinzione, è frutto dell’imposizione e dell’ addestramento. Il Trialer va frenato per contenerne gli eccessi, mai sollecitato a fare qualcosa in più. La sua rara e straordinaria identità, non è facilmente riproducibile, ed in Allevamento, diventa essenziale, non solo in funzione della Grande cerca, ma per la grande schiera di cani da caccia, che guarda caso, nelle genealogie dei più bravi, si trovano sempre ascendenti di chiara marca Trialer.

Se durante i pasti invece dell’acqua e del vino, pretendessimo di bere solo super alcolici, come Cognac, Whisky, Grappa, sarebbe un vero disastro, ma un bicchierino di tanto in tanto, fa buon sangue proprio come il Trialer .