MARZALE’S ANNIBALE

Questa almeno è la mia visione al momento di tirare le somme dell’edizione 2009 del trofeo Saladini Pilastri appena concluso e dopo aver giudicato 5 delle 16 prove in programma. E dicendo all’ingiù non intendo dire in discesa, per cui tutto facile, tutto bello, anzi ! Direi che mediamente stiamo assistendo ad un livellamento verso il basso, preoccupante. I numeri da soli parlano chiaro : 16 prove disputate, 40 cani mediamente presentati per un totale di 640 turni : 3 CACIT. Forse, guardando solo i numeri, esce un quadro dalle tinte eccessivamente forti, dure.

Proviamo allora a non fermarci all’oggettività delle cifre, ahimè sempre troppo fredde, e proviamo a fare una fotografia della situazione del setter da montagna. Il primo aspetto che si impone è la mancanza di coraggio nell’azione che si manifesta in cerche di poca estensione espletando il loro lavoro a poche decine di metri dal conduttore. 

Inutili. E lassù i canaloni, le cengie, le pietraie…aspettano. Venendo meno le grandi azioni che palesano coraggio atte ad una proficua ed efficace esplorazione del terreno a disposizione, che la montagna è grande, vengono implicitamente meno, perché impossibilitate ad emergere, altre 2 importanti caratteristiche del lavoro: l’autonomia di cerca, peculiarità del cane da montagna e il metodo alias intelligenza venatoria. Coraggio ed autonomia di cerca che, alimentati dalla passione e dal saper soffrire, e conditi da intelligenza venatoria rendono utile il lavoro dei nostri soggetti. Ed è ciò che stiamo perdendo e non possiamo permettercelo. Se possiamo infatti tollerare un minor ritmo, una minor velocità, assolutamente non possiamo permettere la mancanza di grande respiro nelle azioni, ripeto, del coraggio per poter continuare a chiamare i nostri Tom…ausiliari. A tal proposito non mi trovo in sintonia con chi afferma che le prove siano un confronto tra cani da caccia.

Le prove sono un confronto tra i migliori cani da caccia !! O almeno tali dovrebbero essere. Cerchiamo allora di capirne le cause. La prima, contingente, è da ascriversi al caldo. Le alte temperature con tassi di umidità elevati hanno creato notevoli difficoltà di respirazione, olfattive e di recupero fisico. La seconda la ricercherei nella caccia. Nella caccia che manca. Calendari sempre più restrittivi che portano ad esaurire i piani di abbattimento dopo 1, 2 giornate di caccia nega sicuramente la possibilità di immagazzinare esperienza inibendo al contempo di tradurre in atto eventuali potenzialità. Ma non per questo dobbiamo arrenderci accontentandoci del meno peggio. E questo mi permette un collegamento con noi…esperti giudici. Ritengo che soprattutto in questi momenti, oltre alla capacità e all’esperienza, non deve venire meno la coerenza ed il rigore. La selezione lo impone e non si dovrebbe mai prostituire la nota in ossequio alla maggiore partecipazione o al facilitare l’avvicinamento di nuovi adepti. Che le dritte, se tali devono essere, non vanno date….storte. Alla fine vince Scari. In forse fino all’ultimo causa non ottimali condizioni fisiche, ha giocato di sponda, sfruttando l’esperienza.

E’ mancato invece il vincitore dell’edizione passata, il Ras di Pensa. Mai in classifica e ciò credo vada oltre la sfortuna. Ho avuto una sola occasione di vederlo all’opera, al Pasubio, e una sola volta è sicuramente poco per potere valutare il valore assoluto di un soggetto, ma 3 aspetti mi hanno colpito: grande ritmo, grande coraggio, totale assenza di metodo. E le novità ? Mi limiterei alla Kita di Pierino Cossali, soggetto che ha fatto molto discutere in queste prove. Sicuramente il ritmo è notevole, la cerca di coraggio è già di bella autonomia, da affinare il metodo. Grande animus offuscato da limiti stilistici soprattutto nel risolvere quesiti olfattivi che cerca di dipanare….con la coda. Un amletico dubbio mi porto via da Foppolo: non è che in un momento di “ valle “come quello attuale la Kita abbia una sua ragione di essere ?

Tratto da www.Marzales.it