Senza-titolo-10
Vecchi scarponi, ormai prezioso cimelio,
che la passion di caccia cullaste al risveglio,
l’ora è giunta, ahimè, del nostro commiato;
scarpe rotte, così vuole il tempo, il fato.

Su, su l’erte crode, lassù, mi guidaste sicure,
con me risaliste le rocce a filo di scure.

Io con voi ho scalato e disceso le valli,
e proteggeste i miei piedi dai mali, dai calli.

Vecchi Scarponi, miei cari amici fedeli,
che mi portaste lassù ai confini dei cieli,
ove celesti e incontaminate visioni,
nel cuore mi accesero le più belle emozioni.

Cari custodi, di solitarie e belle memorie,
di mille cacciate vi vorrei cantare le glorie.

Con voi risalii le più aspre e dure pendici,
e vicino ai miei passi frullarono le coturnici.
Vi guardo pensoso, o mie vecchie care scarpacce,
e con voi io rivedo, il volo di galli e di tante beccacce.

Quando Dir lassù puntava, tremante, nel rovo
vi facevate più forti, per penetrare nel covo.
Vecchi Scarponi, corrosi dal tempo, dagli anni,
mi sorreggeste fra molte fatiche ed affanni.

Questo è ormai un addio forzato, e mi duole.
Ma la sentenza fu data: più non reggon le suole.

Vecchi Scarponi, che tra il bosco alpestre,
passaste franche su prati di ciclàmi, rocce e ginestre,
spesso salvaste me e il cane, che è più esposto,
schiacciando il capo all’aspide o il marasso nascosto.

E quando insieme al turbine, vicino, udimmo del vento,
il sibilo assordante, e la mia ansia e il tormento,
voi vi fermaste, udiste dal cuore una preghiera,
e mi trasportaste veloci lontan dalla bufera.

Sognate, sognate.

Rievocate il lungo cammino,
vi rivedrete bei grassi e lucenti, all’ombra di un pino.

Ora io vi cullo, vi accarezzo nel sonno: dormite, dormite!

Rivedrete i monti assolati, le pietraie, le brughiere inverdite.

O Vecchi Scarponi, amici miei cari, per sempre ricordi e valore.
Riposate! Io vi conserverò, per sempre, con tanto calore ed amore.