Il Porco-spinoso, che nella maggior parte delle lingue d’Europa si dà a questo animale, non deve indurci in errore, e farci immaginare, che il porco-spinoso sia veramente un porco rivestito di spine; questo non gli rassomiglia che nel grugnito; ma in tutto il resto n’è diverso quanto ogni altro animale, così per l’aspetto esteriore, come per l’interna struttura. (…)
Nè si deve prestar fede a ciò, che quasi tutt’i Viaggiatori, ed i Naturalisti concordemente affermano, i quali attribuiscono a quest’animale la facoltà di scagliare i suoi pungoli assai lontano, e con impeto, e forza capace di aprire profonde ferite; nè dee immaginarsi con essi, che questi dardi tosto come sono separati dall’animale, abbiano la proprietà affatto straordinaria, e singolare da penetrare da se stessi, e per forza loro propria, più indentro nella carne, dopo che n’è entrata la punta. Quest’ultimo fatto è puramente ideato, e senza ragione, e fondamento; il primo è parimenti falso, come il secondo; ma almeno parea fondato l’errore in ciò, che quando l’animale è in collera, o solo in qualche agitazione, drizza i suoi dardi, e gli agita, e scuote; e siccome ve n’ha di quelli, i quali non sono attaccati alla pelle, che per una specie di filo, o di picciolo, slegato, cascano facilmente.
Noi ne abbiamo veduti vivi, ma non mai gli abbiamo veduti avventare i dardi quantunque irritati.
E’ cosa perciò di singolar meraviglia, che gli Autori i più gravi, così antichi che moderni, che i Viaggiatori più saggi sieno tutti andati d’accordo in un fatto cotanto falso: alcuni di essi dicono di aver ricevuto delle ferite da queste specie di dardeggiamento, altri affermano ciò succedere con tanto impeto, che il dardo può trapassare un asse a distanza di qualche passo.
Da – Storia Naturale generale e particolare – del Signor Buffon George, Intendente del Giardino del Re , Dell’Accademia Francese, e di quella delle Scienze, Editore Raimondi, Napoli, 1772-92.
E’ considerata la prima edizione italiana dell’opera del francese Buffon, di incerto traduttore e, per la varia diversità della forma e dello stile si è indotti a ritenere che fosse curata da diversi traduttori. Uscì contemporaneamente all’edizione che il Buffon andava gradatamente pubblicando. Le incisioni in rame sono grossolane. Contiene tutta la storia naturale conosciuta a quel tempo e pertanto la descrizione dei mammiferi, uccelli, anfibi, pesci, ecc. (Ceresoli, pag.115 )
Danilo Mainardi ( a cura di) – Avventure con gli animali – De Donato Editore, 1979
Silvio Spanò
Nel 2002 l’allora INFS diede alle stampe un aggiornato e sintetico libro nella collana “Quaderni di Conservazione della Natura” (a cura di M.Spagnesi e A.M.De Marinis); qui la presenza dell’Istrice in Italia era data nella “Penisola Italiana, in Sicilia e sull’Isola d’Elba”, ma si accennava anche che “l’areale italiano ha conosciuto di recente una notevole espansione verso nord giungendo in Liguria Occidentale (una segnalazione prov. Savona), fino alle propaggini sud-orientali della Lombardia e meridionali del Veneto”(scheda a firma di G.Amori e D.Capizzi).
Quest’espansione è continuata e oggi mi risulta presente nel Basso Alessandrino, con più osservazioni e immagini ottenute con fototrappole lungo il corso dello Scrivia (F.Silvano e E.Brovero com.pers.) confermando altre osservazioni pervenute già da qualche anno.
Riporto queste righe per dare un quadro un poco attualizzato, anche se la specie non è mai stata di mia competenza diretta.
Silvio Spanò
Per un aggiornamento della diffusione dell’Istrice verso Nord, avendo anche oltrepassato il Po negli anni recenti, si possono avere dati anche connessi con il cambiamento climatico, in una recentissima pubblicazione di Mori E., Sforzi A., Bogliani G., Milanesi P.-(comparsa sulla rivista Climate Chang del luglio 2018).
Già nella Rivista Piemontese di Storia Naturale del 2015 (n.36, pp.247-252) Chiodo E. e Mori E., riportano nuove segnalazioni della presenza in Piemonte, con una cartina delle localizzazioni fino a tale data (oltre 20).