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Foto di Lucio Scaramuzza

.. Brigitta  arriva di corsa la vedo che rallenta  alza la testa fa  ancora due passi e blocca, é sotto di me, mi giro per scendere ma la cotorna  non mi aspetta, 30 m sotto parte veloce  le infilo due schioppettate che é già a quaranta metri e sembra che  non succeda nulla, la guardo scendere, poi di colpo s’impenna si alza quasi in verticale e va a cadere in basso lontana. Qhuan é dietro di me e vede tutto benissimo, mi fa segno che ha marcato perfettamente il punto, ma essendo noi alti  e avendo davanti due brigate di cotorne mi fa segno  che é meglio proseguire fino a quel costone innevato, ci abbasseremo poi e tornando indietro andremo a recuperarla .

Bri,  sorella di Back e di  Bianca é una  setter nata e cresciuta a casa mia, come tutti i miei cani.

Se mai ci fosse ancora  bisogno, é la dimostrazione lampante che alla base di un buon cane da caccia c’é prima di tutto la “testa”.

Bri é dotata di un bel movimento ,   ferma con un discreto stile, va sui selvatici con facilità, é dotata di un naso secondo me eccezionale, ma a caccia ci va quando ne ha voglia lei, molti giorni, troppi per i miei gusti,    é un autentico disastro, non gira, guarda quello che fanno gli altri, consente con difficoltà, esattamente il contrario dei suoi rari giorni  buoni ……peccato davvero!!!!   

Dimenticavo un piccolo particolare…. sono cinque anni che ci provo.

 Bri , che é   in una delle sue rare giornate di grazia, coperta da dei cespugli di rosa canina, non si é accorta che la cotorna  é caduta e dopo una breve corsa ritorna a cacciare davanti a me, siamo in una grande conca proprio sopra   “casa”,   sono 15 anni  che  veniamo a caccia in questi posti e ormai,   la baita che ci ha sempre ospitato, la sentiamo come se fosse davvero casa nostra.

Oggi non avevo voglia di andare lontano con gli altri, così con Qhuan abbiamo lasciato partire tutti, poi, anche per  sgranchire le gambe e far  riposare  Bianca, ho preso  Bri e attraversato il torrente  ghiacciato,   abbiamo iniziato piano piano a risalire questa conca.    Abbiamo alzato almeno   6 brigate di coturnici, alcune si sono buttate lontane nella neve e vedremo poi cosa si può fare, ma almeno due brigate  si sono buttate in questa grande  spalla priva di neve e soprattutto non molto difficile da attraversare.

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Continuiamo a salire e in breve  mi ritrovo quasi  sul crinale e quindi la cagna caccia sotto di me.

Lo so che non é il massimo, che sarebbe meglio il contrario, ma  ormai sono messo così  e cerco di fare di necessità virtù. 

Ho visto la cagna  sotto di me   entrare  in un  canale   e    non  l’ho più vista uscire , mi affaccio   ed é     ferma rivolta verso l’alto, faccio quattro o cinque passi e sotto di me a venti venticinque metri esplodono  10-12 cotorne, sparo velocemente e con un colpo di culo mostruoso ne vedo cadere due, caccio un urlo che secondo me Angelina, (la mamma di Valerio)  la nostra bravissima cuoca, ha sicuramente sentito  stando in casa.

Una me la porta la cagna ed una la recupera Qhuan.

Con lui non mi é mai capitato di lasciare fuori un selvatico, ha una vista e una capacità di focalizzare il punto esatto che per me  ha del miracoloso. 

Ho visto recuperare cotorne appena spuntate d’ala e cadute a distanze per me   impossibili,  portandomi  sul punto con una precisione  centimetrica.

Ci sediamo un attimo al sole e io sono    felice, poi  poco alla volta ci abbassiamo e in tre quarti d’ora andiamo a passare dove e caduta la prima cotorna.  

Qhuan guarda, osserva, prende i riferimenti, intanto   io invito la cagna al riporto, la cagna sembra aver capito e cerca con avidità, in un punto  fa una mezza ferma, poi segna forte  in un raggio di qualche metro  senza però trovare niente,   a dire il vero ci sono due penne e lì per lì ci viene il sospetto che sia andata via a piedi .

Però  tutti e due   sappiamo che quando cadono così sono sempre morte, perciò Qhuan insiste, gira e rigira , continua a ripetermi che la cotorna é caduta qui e con il bastone  traccia un cerchio di qualche metro, per indicarmi meglio dove e caduta, ma la cotorna non si trova, faccio allargare il giro alla cagna, ma all’infuori di quel punto non da alcun segno.

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Qhuan non si dà per vinto, insiste per un altro quarto d’ora, poi  allarga le braccia , scuote la testa come a dire che non capisce…….. e    mi fa segno che dobbiamo rialzarci per  riprendere a cacciare

Ricominciamo a salire, non facciamo più di  cento metri e da dietro una grande pietra   sopra di noi  s’invola un   falcone, che ha una apertura d’ali più grande di una poiana, però mi da come la sensazione che faccia un po’ fatica ad alzarsi e sento Qhuan che lancia prima un fischio e poi un urlo,  perché  tra gli artigli del falcone c’é proprio  la nostra cotorna.

 Sull’urlo di Quhan il falcone molla tutto, la cotorna cade a terra, ma  il falco non si allontana, lo vedo scivolare d’ala     prima basso quasi a sfiorare il terreno poi alzarsi e tornare sopra di noi  certamente  per controllarci .

E’ chiaro che si tratta della nostra cotorna ,  ma  quando   l’abbiamo in mano vediamo che il falco ha già iniziato a mangiarla, convinco Quhan a lasciarla lì perché   se mangia quella non ne ucciderà un’ altra e oltre tutto in cuor mio  penso che ne abbia più diritto  di noi .

Mario Di Pinto spinoni in Kirghisistan

A malincuore la rimette a terra e ci allontaniamo.

 Percorriamo  non più di cinquecento metri  e sento  Qhuan  che mi chiama,  mi giro e vedo il falcone che dall’alto della montagna scende velocemente e va a posarsi esattamente  dove avevamo lasciata la cotorna .

Anche Qhuan sorride poi mi guarda, scuote un po’ la testa e mi fa segno di proseguire.

La sera a tavola é proprio Qhuan con l’aiuto di Valerio, (che parla un po  d’italiano), a ricordare l’episodio analogo successo 15 anni fa.