_DSC4463Finalmente ci risiamo, l’estate è ormai alle porte e l’autunno, la stagione più bella è dietro l’angolo, chissà come sarà il passo della beccaccia. Per chi come me ama in maniera spasmodica questa meravigliosa creatura, l’attesa inizia a diventare ansia ed i sogni aumentano ad ogni minima percezione di brezza autunnale che fa abbassare grado dopo grado il nostro termometro rigorosamente appeso sull’uscio di casa. Da adesso in poi, quaglie, fagiani, starne e per alcuni anche le più celesti cotorne, verranno messe nel cassetto lasciando spazio nei nostri pensieri venatori, solo a lei, la Regina del bosco, perché lei la possiamo cacciare dalle Alpi alla Sicilia, in una moltitudine di ambienti e situazioni diverse, ma la sua caccia resta sempre la più bella, se fatta ad arte cioè, con l’ausilio del cane da ferma a qualunque razza esso appartenga. E proprio per questo ma anche e soprattutto per cercare di accorciare i tempi d’attesa, che decido di fare una bella chiacchierata con amici che condividono la stessa passione ma che utilizzano razze diverse nell’espletare questa nobile caccia, cioè Raffaele Pozzi noto giudice cinofilo utilizzatore ed allevatore di Kurzhaar, ed Ildo Battanello plurivincitore del Trofeo Giorgio Gramignani su beccacce e grande setterman. Ed ecco cosa ci siamo detti : David Stocchi : Ciao Raffaele, anche se sembra una domanda dalla risposta scontata, te la voglio fare lo stesso, perché sono sicuro che ognuno di noi ha delle motivazioni diverse, dettate un po’ dall’imprinting che abbiamo avuto come cacciatori, ma soprattutto dettate dal nostro carattere, e quindi, perchè hai scelto di cacciare proprio coturnici e beccacce ? Raffaele Pozzi: Perché gli unici animali presenti in Italia che danno modo al cane da ferma di esplicare un lavoro classico, non essendoci più le starne, sono questi due selvatici, la coturnice e la beccaccia. Anche se, secondo me, per la coturnice si esaltano sempre le doti venatorie e di stile del soggetto, sulla beccaccia queste doti si riescono a vedere solo quando si caccia nelle faggete, dove il cane ha la possibilità di esprimersi in tutte le sue manifestazioni. David Stocchi : Che sensazioni provi all’involo della regina del bosco, anzi, dopo tutti questi anni di caccia alla beccaccia, provi ancora le stesse emozioni quando la incontri ? Raffaele Pozzi: Sicuramente si, sicuramente ogni volta in modo diverso ma sempre con una grande intensità. David Stocchi : Giorgio Gramignani diceva che “La caccia alla beccaccia è arte e cesello come il fioretto; quella alla coturnice è un assalto di sciabola!” quanto trovi reale, se la trovi reale, quest’affermazione, e perché ? Raffaele Pozzi: Questa affermazione non la trovo molto reale perché penso che, soprattutto la coturnice, richieda una sensibilità particolare quindi non la reputerei un assalto di sciabola ma una sinfonia lirica. David Stocchi : Dal Setter Inglese al Kurzhaar, cosa ti ha spinto a fare questa scelta ? Quali sono a tuo avviso le differenze tra le due razze nell’interpretazione della caccia alla beccaccia? Raffaele Pozzi: Dopo molti anni trascorsi con il setter inglese, una mia vecchia guida appenninica, durante le nostre giornate, essendo lui Kurzhaarista, mi diceva che avrei dovuto provare per la montagna la razza Kurzhaar che a lui aveva dato tante soddisfazioni. Dopo vent’anni gli diedi retta e una volta provato il primo soggetto non tornai più indietro. Le differenze fondamentali tra le due razze a parer mio sono: collegamento spontaneo nel Kurzhaar e poco collegamento nel setter inglese, di conseguenza il primo riveste a pieno la figura di compagno di caccia, il secondo è più un avversario che un compagno. Nel Kurzhaar ho trovato di media più potenza olfattiva, piedi più resistenti e adattamento durante la giornata di caccia a terreni difficili. David Stocchi : Ancora, secondo te quali sono le caratteristiche che questa razza, il Kurzhaar fa emergere nella caccia alla beccaccia ? In sintesi tutti sappiamo che il buon soggetto ed il campione sono presenti in tutte le razze, ma ogni razza ha caratteristiche diverse, quindi cos’è che apprezzi di più del lavoro del Kurzhaar nel bosco ed in montagna ? Raffaele Pozzi: Naturalmente in ogni razza c’è l’ottimo cane. Nel Kurzhaar vedo una cerca più razionale nel bosco più attento a tutto quello che lo circonda con collegamento spontaneo. Da quando allevo Kurzhaar ho sempre cercato di selezionare dei soggetti sensibili alla minima emanazione, la cosa fondamentale nella caccia alla beccaccia. David Stocchi : Ultimamente si sente sempre più spesso parlare di “caccia specialistica” soprattutto relativa alla beccaccia, sei favorevole o contrario, pensi che in questo modo si riuscirà a rendere la caccia alla beccaccia più sostenibile per la specie stessa ? Infine, credi nel soggetto specialistà ? Raffaele Pozzi: La caccia alla beccaccia si renderà più sostenibile quando nel mondo ci sarà una legge uguale in tutti i paesi per la tutela della specie. Per quanto riguarda invece il lavoro del cane, credo che il termine cacciatore specialistica voglia dire poco perché ogni buon cane da ferma compie ottime azioni su tutti i tipi di selvatici. Quindi, secondo le mie teorie il cane superiore ci nasce non ci diventa. Tutti i miei migliori soggetti, avuti in quarant’anni di selezione, portati da cucciolini nel bosco sin dalla prima volta non hanno avuto problemi nell’ incontrare naturalmente la beccaccia. Non hanno mai avuto bisogno di lavagne con la rappresentazione figurativa del selvatico. A questo punto dopo aver ringraziato Raffaele per le bellissime ore passate insieme e per l’esaurienti risposte, non perdo tempo e chiamo subito Ildo Battanello. David Stocchi : Ciao Ildo come va, sei pronto per questa imminente stagione beccacciaia ? Hai nuove leve da presentare in prova e condurre a caccia oltre alla Perla del Frangio ed alla più giovane Frida ? Ildo Battanello : Grazie per aver pensato di interpellarmi, anche se non so se sarò in grado di dire cose interessanti senza cadere in considerazioni ovvie o banali. In me la fine dell’estate provoca dei cambiamenti ormonali che mi mettono in agitazione al pari degli uccelli migratori sensibili al fotoperiodo. Sento anche che l’ora della verità si avvicina per i nuovi allievi. La primavera e l’estate offrono loro facili occasioni e qualche volta mi illudono sulla loro riuscita, ma è sempre sul terreno di caccia che si tirano le somme. Per l’annata venatoria a venire ho in mente di utilizzare una new entry di nome Baiha, pointer femmina, ha già una stagione alle spalle e qualche prova primaverile a beccacce, le premesse ci sono speriamo non deluda. David Stocchi : Cosa o chi ti ha fatto innamorare di questa meravigliosa caccia, e cosa o chi ti ha spinto poi a frequentare il mondo delle prove specialistiche ? Ildo Battanello : Provengo da famiglia di cacciatori che esercitavano l’attività venatoria in laguna e in prossimità della conterminazione lagunare. Com’è naturale anche le mie esperienze venatorie furono di questo tipo. Purtroppo ambienti così estremi e limitati hanno subito nel tempo una pressione venatoria divenuta ormai insopportabile per chi non accetta di snaturarne l’essenza. Fu quindi giocoforza rivolgere le mie attenzioni ad altre specialità e in Veneto mare e monti non sono così lontani da essere inaccessibili a chi, con la spregiudicatezza della gioventù, si accinge a un’avventura da improbabile autodidatta. A beccacce col cane sulle dolomiti fu una vera impresa per i primi anni, pieni di delusioni. Poi venne l’Istria, la Dalmazia e le altre tappe che contribuirono alla mia esperienza venatoria. Alle prove arrivai per curiosità di osservare da vicino i cani dei colleghi, magari blasonati, e trarne se possibile utili indicazioni. Da lì il passo è stato breve, cominciai a presentarne qualcuno con discreto successo e il resto è storia recente. David Stocchi : Ho una tua foto di quando eri bambino dove sei ritratto con un bel mazzo di acquatici ed uno spinone, a prescindere che erano altri tempi, ma come mai e perché sei passato al setter ? cosa ti ha spinto a scegliere il setter ? Ildo Battanello : Ai tempi della foto, quarantacinque anni fa, lo spinone era per i cacciatori locali in “must”. Quando accennai a mio padre l’idea di provare cani setter non volle neanche sentirne parlare, irriducibili testardi, ingovernabili, questa l’opinione comune. Fino a che vissi in casa paterna entrarono solo spinoni. Lo spinone che si vede in foto era a suo modo uno specialista. Era stato addestrato da mio padre con metodi, a dir poco, primitivi, egli teneva sempre a portata di mano un nodoso bastone dal duplice utilizzo. Serviva da sonda per svelare le insidie degli acquitrini lagunari e da monito per il cane, che lo conosceva bene, a non gettarsi in folli galoppate che avrebbero sicuramente messo a soqquadro gli angoli di palude preferiti. In sostanza l’azione del cane era la seguente: dalla prua del barchino che ispezionava la gronda lagunare toccando gli angoli preferiti, il cane sapeva indicare , senza scendere dalla barca l’eventuale presenza del selvatico. Con il suo atteggiamento, a volte lo vidi rizzarsi sulle zampe anteriori tirando di naso e accennare con un’impercettibile fremito della coda la presenza a vento del beccaccino. Solo allora mio padre fermava la barca e cautamente scendeva col cane al piede, iniziando una accostata che spesso lo portava a sparare. Era l’unico modo di cacciare dove a piedi non era possibile spostarsi a causa dei numerosi canali o ghebbi. Il riporto doveroso spesso concludeva l’azione. Per quanto mi riguarda, resomi indipendente con licenza e mezzi di trasporto, provai un po’ tutto in fatto di razze. Passai dai continentali italiani agli esteri e infine al setter da cui ebbi le maggiori soddisfazioni. David Stocchi : Nella caccia alla beccaccia, cosa apprezzi di più del lavori degli inglesi ? Ildo Battanello : L’inglese è in grado di trasmetterti il senso della caccia come nessun altro sa fare. La sua caparbietà nel voler il selvatico, la tenacia,l’indipendenza positiva sono un grado di soddisfarmi anche in giornate dal carniere vuoto David Stocchi : Ultimamente ho scritto alcune mie riflessioni sui cambiamenti comportamentali delle beccacce, quale è la tua versione su questo interessantissimo argomento ? Ildo Battanello : E’ opinione comune che le beccacce abbiano cambiato il loro comportamento negli ultimi tempi, quasi nascessero già edotte di tutte le malizie necessarie ad eludere il cacciatore. La mia personale opinione è un po’ diversa e ritengo questi comportamenti legati sopratutto alla conoscenza del territorio in cui vive. Vorrei fare a tal proposito degli esempi : il primo caso, durante i censimenti di agosto e settembre in zona Alpi tetraonidi incontrai casualmente due beccacce. Presunte nidificanti, il cui comportamento nulla aveva da invidiare alla più scaltrita delle svernanti. Le ritrovai numerose volte i giorni successivi e le cacciai poi dopo l’apertura fino ad ottobre senza mai riuscire a incarnierarle. Non mutarono comportamento, interminabili guidate , frulli a distanza salti del rospo, tutto il repertorio di esperte regine. Analogamente a quanto sopra detto mi accadde in Lapponia svedese all’apertura dei tetraonidi. In più occasioni incontrai beccacce stanziali il cui comportamento era identico a quelle da me incontrate a gennaio in Italia. Concludo dicendo che il comportamento è la conseguenza della padronanza del territorio oltre che di esperienze sgradevoli a contatto del binomio uomo-cane. David Stocchi : Per concludere voglio farti più o meno la stessa domanda che ho fatto a Raffaele Pozzi perché secondo me è di primaria importanza per continuare a cacciare la nostra “Dama dei boschi” e cioè : Ultimamente si sente sempre più spesso parlare di “caccia specialistica” soprattutto relativa alla beccaccia, sei favorevole o contrario, pensi che in questo modo si riuscirà a rendere la caccia alla beccaccia più sostenibile per la specie stessa ? Ildo Battanello : In linea di principio si, penso che la specializzazione possa migliorare la gestione, meglio se attuata in collaborazione con altri paesi del mediterraneo. A condizione che questo non ci obblighi all’interno di un calendario penalizzante anche per le uscite con i nostri cani che sono fondamentali anche al di fuori del periodo di caccia inteso in senso stretto. Chi non ha portato i suoi cuccioloni sulle quaglie prima che sulle beccacce? E con questo faccio un grande “IN BOCCA AL LUPO” a tutti i lettori, nel bosco le prime Regine sono arrivate.