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RADENTIS NOMAR

Spiegare è difficile, anche capire?

La bufera di neve e freddo incontrata ieri in Austria e Cecoslovacchia (-8 gradi) qui è passata da qualche giorno. La temperatura è mite, il cielo sempre buio e sul terreno persistono due centimetri di neve in dissolvimento. Il paesaggio è quello tipico dell’inverno polacco: il territorio appena ondulato, spoglio ed apertissimo è delimitato, a confine dei paesi, da lembi di bosco così lontani tra loro da non vedersi; sulle cime dei rami più alti fanno spicco rarissime cesene rigonfie di freddo; null’altro si intravede o si intuisce nell’aria o sul terreno, neanche lo scricciolo o il pettirosso che ormai da due mesi hanno preso la via dei paesi più caldi, gli stessi passeri, bighellono arruffati sulle staccionate o di gronda ai pochi comignoli fumanti.

Se metti a fuoco il terreno vedi una distesa sconfinata di fango informe, sorprendentemente asciutto nella miscela prevalente di sabbia scura e compatta. Solo l’esperto può distinguere lingue di seminativo con quattro dita di giovane grano già disteso, declivi solcati a pettine per pochi centimetri di profondità, lande di arato frollato dal freddo, lunghe strisce di gerbido a delimitare le piccole fette di pascolo. Si dice che le starne siano molte, a livello di una brigata ogni due o tre ettari, ovviamente mature, dal frullo improvviso e fragoroso.

Poichè sul terreno non c’è nessun altro tipo di emanazione i cani finiscono con il massimo della concentrazione ed i “punti” si susseguono lunghi e filati, esclusivamente con naso al vento come se le vedessero.

Nel furgone protestano tre generazioni di giovani setter:
1) I più stupiti, quattro, hanno nove mesi e sono in vacanza premio per l’intelligenza, precocità e simpatia mostrata all’asilo.
2) I saputelli sono nove hanno intorno ai dodici mesi, si atteggiano a primi della classe e vantano di essere stati selezionati nell’orgia locale di venti giorni fa; non hanno mai visto nulla di diverso che starne selvatiche.

3) Quelli di venti mesi sono cinque e si danno molte arie dall’alto della loro esperienza: hanno già corso nella formula più difficile ricevendo complimenti anche un po’ esagerati.

Ne restano altri quattro, senza patente e che non sanno (ma anche noi) se verrà loro rilasciata.  Gli adulti tutti a casa.
Sono già le nove, abbiamo perso tempo per risolvere il rebus di una strada interrotta e per ricontattare guida ed interprete.

Dimenticavo le consegne: camminare piano nel vento, senza fischio, senza parlare, senza incitamenti, neanche con le mani convinti come sempre che i giovani cani dotati si esprimono meglio ed imparano molto prima da soli che con l’intervento del conduttore generalmente portatore di confusione, presunzione e stress.

Via la prima coppia in rappresentanza del primo e secondo gruppo.

Troppo facile, si vede lontano un miglio che uno ha gia’ capito e si mette giù proprio come vorremmo facessero molti adulti nostrani; conosce il vento, ha coraggio e buona concentrazione, apre anche più del dovuto ed anche un neofita capirebbe che conosce le starne e le cerca disperatamente; lei, invece, è perplessa e spaesata, forse si chiede dove l’hanno portata, anche se al terzo consenso, dopo un accenno di forzatura investe una frangia di brigata che, per le reazioni susseguite, sembra esserle state propedeutiche. Il risultato è uno scontato tre a zero.

Vinco la tentazione di parlare di lui per invitare qualcuno a chiedersi del perchè tanta naturale sicurezza in un giovanissimo.

E’ pronta la seconda coppia. Sono fratelli di quello precedente e non solo sulla carta; giù subito con decisione, senza fronzoli nè distrazioni, indipendenti tra loro e con una unica cosa in testa.
Mezz’ora dopo mi appunto due brigate ad uno, senza errori, e con reciproco rispetto anche di consenso.

Cresce la voglia di parlare, ma ho fatto fioretto.
La terza coppia riproduce la seconda, eccezion fatta per un benefico errore dopo una lunga filata in doppia sbandata sino quasi a rotolare: due a due.

Come da consegne le mani sono in tasca o legate dietro la schiena, chini a proteggersi dal vento che si infrange sugli occhiali. Non un accenno a forzare il passo, solamente osservare perché i riproduttori giusti nascono in queste occasioni; il silenzio è totale.

E’ la volta di due gioiellini, tenuti nascosti sino ad oggi e sfiorati solo per lucidarli.

Slego con un po’ di emozione perchè il confronto coi precedenti si fa complicato; ma tant’è!

Evitano di guardarsi e partono decisi; ancora il segnale di grande concentrazione sulle starne, gli unici selvatici conosciuti e che proprio qui hanno incontrato venti giorni fà.

L’azione è continua e velocissima, il galoppo di estrema fluidità e scioltezza , il portamento elegante, il movimento è morbido e radente naturale, esaltato da rapide oscillazioni che li rende ancora più preziosi; uno sbanda rapidissimo sulla sinistra come se avesse ricevuto due frustate sui fianchi, punta sul vento strisciando in accelerazione e dopo cento metri il botto: frulla una brigata incazzata da tanta spudorata presunzione e lui, dopo un attimo di incertezza, riprende fuoco e le insegue sino oltre il confine.

Continuo a vederlo e dopo tre minuti è sulla via del ritorno, deciso e carico di prorompente felicità; mi sfianca velocissimo, mi lancia un’occhiata compiaciuta ed accelera diritto verso il fianco del dosso; gira a trecento metri a sinistra a pochi centimetri dalla palizzata, ritorna a buon vento e discende sfrenato la collinetta; nel crinale flette di colpo sino a terra in decelerazione, alza ancora più la testa e scivola su quattro ruote oltre il declivio. Non lo vedo più.

Resisto alla tentazione di correre e risalgo la collinetta in un mare di congetture: lo troverò fermo? dove sarà? eppure non le ho sentite partire, verso il canale, in fondo, non le ho viste e neanche su coppi alti delle case; non voglio correre; se le butta è meglio, così aumenterà la consapevolezza del rispetto; il compagno dove è finito?

Metto gli occhi fuori dal crinale e crescendo mi si apre il mondo; lui è lì a cento metri a terra, sfigurato nella sua protesa lunghezza, in consenso sull’altro cinquanta metri più avanti.

Lo spettacolo è grandioso come dalla cima di una arena sconfinata con un mare di gradinate che scendono sino al proscenio, mi sento quasi un intruso, al punto da aver voglia di nascondermi sul fianco come il peggiore dei guardoni.

Un’ora di emozioni in un minuto di orologio, qualcosa dovrà pure succedere.

Quello fermo accenna ad accostare quel tanto che basta ad autorizzare quello in consenso a partire come un fulmine per affiancarlo ed un attimo dopo rifermare entrambi d’autorità in contorsioni di atti e forme da cardiopalmo.

Fortuna che ci hanno pensato loro, le starne, a togliermi dall’imbarazzo; il resto chi non può immaginarlo? Nessun commento tra i convenuti, spudoratamente muti, tranne che negli occhi; mi angoscia il cruccio di non essere in grado di spiegarvi, giacché spiegare è più difficile che capire.

Prima delle 12,30 c’è il tempo di vedere un’altra coppia: un errore in meno, un gusto in più.

Mentre mastico un panino nel furgone, in silenzio, faccio il conto: diciassette brigate viste più qualche rimessa.
Questa sera vi racconterò il pomeriggio. Avevate ragione voi a pensare che si trattava di una favola.

Infatti il pomeriggio era riservato ai soggetti neolaureati, ma che in fatto di specializzazione ne sapevano già una più del diavolo. Infatti con la musica è cambiato il risultato pomeridiano, nello stesso tempo (tre ore e mezza) oltre ventisette brigate.

Molto più facile ricordare gli errori; tutti nel palmo di una mano e prevalentemente imputabili ad una coppia giù di testa per una serie di circostanze verificatesi sino dalla partenza.

Il fatto è che in oltre trent’anni senza interruzioni, non ho mai visto tanta diffusa efficacia e naturalezza di rendimento in un gruppo così numeroso di setter semi-consanguinei, precocissimi e tanto omogenei nel fenotipo da complicare la vita anche ad un esperto nel tentativo di distinguerli tra loro: con buona pace di chi si affida alla sola buona sorte!

Ed a proposito di rendimento una ulteriore consapevolezza: la cerca veloce e circostanziata, le emanazioni prese sicure e lontane, le istantanee risoluzioni di discernimento, la frequenza assoluta di punti validi portano il pensiero al ricordo di cani da caccia pur grandi e giustamente magnificati nei circoli venatori: avrebbero potuto concorrere in questo ambiente con questi giovanissimi scatenati , o sarebbero stati rilegati a qualche sporadica occasione di bordo?

Oggi, con una doppietta in spalla, non mi sarebbero bastate cento cartucce. Confesso di sentirmi stanco e con poca voglia di argomentare: ma capire è proprio cosi’ difficile?

RIEPILOGO FINALE DI TUTTO IL PERIODO
I numeri della scheda % scostamento.

Giornate allenate :     9 (-40%)
Ore allenate:              59 (-30%)
Turni svolti:             115 (-30%)
Numero incontri: 430 (+20%)
Punti validi:            240 (+40%)
Soggetti scartati:      4 (-30%)
Giudizi sospesi:        3
Certificati riproduttore rilasciati: 2 maschi, 3 femmine